04/05/2016, 11.30
CINA
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L’Henan avverte i lavoratori: Basta minacce di suicidio per ottenere i salari arretrati

Il governo di Zhengzhou propone di “punire con severità” gli operai migranti che cercano in ogni modo di ottenere il proprio stipendio. Sempre più spesso, nella zona, si sono verificati incidenti finiti poi sui media nazionali. Contro le truffe ai danni di chi lavora si pensa a una “cassa di emergenza” e a un sistema di punteggi per le ditte.

Pechino (AsiaNews) – Le autorità della provincia centrale dell’Henan vogliono punire gli operai che minacciano il suicidio per ottenere i salari arretrati o migliori condizioni di lavoro. Secondo una bozza di regolamento, che dovrebbe entrare in vigore a fine maggio, sarà proibito salire sugli edifici e minacciare di buttarsi o “altri gesti simili”. La decisione nasce dalla cattiva pubblicità che circonda la zona: negli ultimi mesi sempre più storie di migranti disperati sono state pubblicate dai media nazionali.

La nuova legge proibisce inoltre “l’uso della forza o del denaro per convincere altri lavoratori a protestare”. Secondo le autorità, infatti, le proteste relative ai salari “nascono dal malcontento di pochi, che poi ingannano gli altri”. Secondo un editoriale del Quotidiano del Popolo – organo ufficiale del Partito comunista – tutti questi gesti “hanno origine da una cattiva conoscenza della legge da parte dei lavoratori, che sono tutelati dal governo in caso di ingiustizie”.

I dati dimostrano però che le proteste legate al mondo del lavoro sono in costante aumento. Secondo il sindacato indipendente China Labour Bulletin – con base a Hong Kong - nel 2015 si sono verificati 2.774 incidenti: il doppio rispetto ai 1.379 del 2014. Le rilevazioni mostrano che nel 2016 le cose peggiorano, con picchi nel campo dell’edilizia e della lavorazione dell’acciaio.

Il quotidiano economico Caixin sottolinea che la bozza proposta dall’Henan riconosce in parte il problema. Nel testo di legge infatti si prevede un sistema di tutela dei lavoratori basato su una “cassa di emergenza”, che le aziende devono blindare prima dell’inizio dei lavori e mettere a disposizione per pagare i salari in caso di insolvenza. Tuttavia non si specifica l’ammontare richiesto. Ipotizzato inoltre un sistema di punteggi con cui valutare le varie ditte, legato appunto alle proteste degli operai: se non si raggiunge un determinato totale di punti, non si potrà lavorare nella provincia.

Il problema ha però dimensioni nazionali. Nel luglio 2015 un migrante di 20 anni – proveniente dallo Shaanxi – ha minacciato di buttarsi da un ponte alto 200 metri se non avesse ricevuto il salario arretrato. Nell’agosto 2011, inoltre, diversi migranti hanno scavato una buca nei pressi del fiume Yangtze e hanno minacciato di farsi seppellire vivi: il datore di lavoro doveva loro un totale di 3 milioni di yuan (circa 402mila euro). “Incalcolabili”, secondo il Clb, coloro che si uccidono nell’anonimato per la vergogna di non aver guadagnato il denaro che pure spettava loro.

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