15/01/2009, 00.00
MYANMAR
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Mandalay, attivista studentesco condannato a 104 anni di galera

L’accusa è aver promosso “attività politiche” e aver incontrato un gruppo dissidente in esilio. La giunta scarcera sei attivisti fermati a dicembre durante una manifestazione. Resta in carcere Htet Htet Oo Wai, la donna che aveva chiesto di poter rendere omaggio ad Aung San Suu Kyi.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) – Il tribunale di Mandalay ha condannato Bo Min Yu Ko, 20 anni, attivista studentesco, a 104 anni di galera. Secondo una fonte ufficiale anonima birmana, l’accusa è di aver promosso “attività politiche nei suoi viaggi al confine con la Thailandia”, durante i quali egli si sarebbe “messo in contatto con un gruppo in esilio”. Il giovane deve rispondere anche di non meglio specificate imputazioni “relative al suo movimento politico”.

La condanna per il giovane studente è solo l’ultima in ordine di tempo in Myanmar, guidato da una dittatura militare che stronca ogni forma di dissenso imprigionando gli oppositori. Nel settembre 2007 una manifestazione guidata dai monaci buddisti, che chiedevano democrazia e diritti umani, è stata repressa nel sangue, mentre si susseguono gli arresti di attivisti e oppositori politici.

Buone notizie, invece, per sei membri della Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), il partito di opposizione fondato da Aung San Suu Kyi, per i quali la giunta militare ha disposto la scarcerazione. Essi erano stati fermati il mese scorso durante una marcia di protesta al parlamento per chiedere il rilascio della “Signora”, insignita del premio Nobel per la pace nel 1991 e ancora oggi agli arresti domiciliari nella sua casa in University road, a Yangon. Una seconda fonte ufficiale birmana, sempre in condizioni di anonimato, conferma la “liberazione ieri di sei attivisti. Ma l’unica donna, Htet Htet Oo Wai, e altri due uomini sono ancora in carcere” e potrebbero subire nuove condanne per la loro attività politica.

Htet Htet Oo Wai, 40 anni, lo scorso dicembre aveva scritto una lettera alla giunta in cui chiedeva l’autorizzazione a recarsi davanti alla casa di Aung San Suu Kyi, per renderle omaggio. La missiva non ha mai ricevuto risposta e le sue attività politiche sono state seguite con attenzione dai militari. Ad oggi restano in carcere ancora 270 attivisti con condanne pluriennali, fra cui monaci, studenti, leader della Nld per le loro attività politiche e per aver aiutato le vittime del ciclone Nargis.

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