22/10/2011, 00.00
LIBIA
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Morte di Gheddafi: il nuovo governo sotto accusa. La Nato si autoassolve

I video mostrano che il rais ha subito un linciaggio e l’esecuzione. Oggi l’autopsia, mentre centinaia visitano la cella frigorifera dove è deposto. La tribù di Gheddafi ne chiede la salma per seppellirla secondo i canoni dell’islam. Ma il governo di transizione è indeciso se sbarazzarsi del corpo o seppellirlo in un luogo segreto. La Nato: la morte di Gheddafi non è mai stata un nostro obbiettivo. Le critiche della Russia.
Misurata (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità libiche del governo di transizione sono sotto pressione per dare un preciso resoconto sul modo in cui l’ex leader Muhammar Gheddafi è morto. Da parte sua la Nato afferma che la morte del rais non era nei suoi piani e che terminerà le sue operazioni entro la fine del mese. Intanto la tribù di Gheddafi ha chiesto il suo corpo per la sepoltura.

Ieri l’Onu e la moglie del defunto colonnello hanno domandato un’inchiesta; anche gli Stato Uniti esigono un resoconto “aperto e trasparente”.

Quest’oggi sarà eseguita un’autopsia sul cadavere di Gheddafi per stabilire le cause della sua morte. Ma i diversi video diffusi su internet mostrano che il rais, catturato a Sirte, è stato picchiato, trascinato per i capelli, ferito e poi ucciso.

Uno dei video mostra un Gheddafi attonito con una ferita alla testa dopo una lotta con i ribelli. All’inizio però lo si vede senza ferite, circondato da uomini armati. Più tardi, del sangue cola dal lato sinistro del suo capo, mentre viene aiutato e scortato verso un camioncino. A un certo punto una voce grida in lingua araba: “Non sparate! Non sparate”. Infine vi è il volto insanguinato e reclinato del rais (vedi qui e qui).

I video contraddicono la versione ufficiale del governo, secondo cui Gheddafi è stato ucciso in un fuoco incrociato fra i ribelli e le sue guardie del corpo. La sua morte sembra più essere stata frutto di un’esecuzione sommaria.

Il modo in cui l’ex leader libico è stato umiliato e ucciso è contro tutte le leggi internazionali. Esso è offensivo anche verso la tribù di appartenenza di Gheddafi, gli Al-Gaddadfa, che oggi ha chiesto di poter ricevere la salma per la sepoltura.

“Chiediamo all’Onu – si dice in una dichiarazione - all’Organizzazione della conferenza islamica e ad Amnesty International di spingere il governo nazionale transitorio di consegnare i corpi dei martiri alla nostra tribù di Sirte e permettere loro di eseguire la cerimonia di sepoltura secondo il costume e le leggi dell’islam”.

Il corpo di Gheddafi e quello di suo figlio Mutassim giacciono in una cella frigorifera di una macelleria a Misurata. Centinaia di persone si accalcano per vedere coi propri occhi gli uccisi e per scattare foto coi telefonini. Il governo ne ritarda il seppellimento – che secondo i canoni islamici dovrebbe avvenire al più presto - in attesa dell’autopsia e di sapere cosa fare del corpo. Nel timore che la tomba del defunto rais possa diventare una specie di santuario o suscitare rivolte, il governo di transizione pensa di seppellirlo a Misurata – luogo di una tribù avversaria – o addirittura di gettarlo in mare, come è avvenuto per Osama Bin Laden.

Da parte sua, la Nato, per bocca del suo segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato che “l’uccisione di Gheddafi non è mai stato” il loro obbiettivo. Secondo alcuni resoconti della cattura del rais, aerei Nato hanno sparato al convoglio in cui Gheddafi fuggiva. Ma Sergei Lavrov, ministro russo degli Esteri afferma che “il modo in cui è avvenuta la sua [di Gheddafi] morte suscita un enorme numero di domande”.

La Russia, con la Cina e atri Paesi, hanno criticato il modo in cui dallo scorso marzo in poi la Nato ha usato il mandato Onu di proteggere la popolazione civile della Libia dalle rappresaglie di Gheddafi. Secondo la Russia, la “protezione dei civili” è divenuto un modo per attuare un cambio di regime. Durante questi mesi, i bombardamenti Nato sono stati spesso rivolti contro il palazzo di Gheddafi, Bab al-Azizia, fino a ridurlo in polvere.

Rasmussen ha dichiarato che la missione Nato in Libia si concluderà il 31 ottobre e ha domandato al governo di transizione di “rispettare i diritti umani in piena trasparenza”.
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