15/12/2006, 00.00
IRAQ
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Natale a Mosul sotto la minaccia della sharia

Nella città irachena è in atto una campagna contro il “costume non islamico”, di cui obiettivi principali sono donne e cristiani. Volantini impongono di indossare il velo, a uomini e donne di non sedersi vicini e vietano l’uso del sapone, perché “non esisteva all’epoca di Maometto”. Il dolore dei cristiani, l’appello del Patriarca Delly per un digiuno di preghiera.

Mosul (AsiaNews) – Tentativi di imporre la legge islamica sono in atto a Mosul, nel nord dell’Iraq, la città dove minacce e violenze contro i cristiani hanno assunto ormai tinte ideologiche e politiche di vera e propria persecuzione. Mentre Natale si avvicina, i cristiani vivono nelle loro case come in “una prigione” da cui non si può uscire per l’alto rischio di rapimenti e uccisioni. Difficile per loro anche emigrare all’estero, dato che Paesi arabi ed europei hanno deciso di chiudere le porte.

Rapimenti e uccisioni sono all’ordine del giorno anche per i cristiani a Baghdad, ma a Mosul la situazione è differente e più preoccupante. Testimonianze giunte ad AsiaNews affermano che nelle azioni dirette contro i cristiani di Mosul non vi è solo un fine esclusivamente di lucro - richieste di riscatti, sequestri di proprietà - ma anche e soprattutto un disegno politico. Gli estremisti sunniti, che in questa città hanno la loro roccaforte, sembrano mirare all’instaurazione di un cosiddetto Emirato islamico che comprenda le province di Salahaddin, Anbar, Diyala, Baghdad e parte di Wasit. Mosul dovrebbe essere la capitale.

Membri della comunità cristiana, fino a un anno fa ancora fiduciosi in un cambiamento, usano oggi parole di disperazione per descrivere la loro condizione. “Viviamo il periodo dell’Avvento, il più felice di tutto l’anno, come in una prigione; mentre il mondo si prepara a festeggiare, noi ci prepariamo a morire. Chi ascolterà il nostro grido, chi potrà aiutarci ora che ci sentiamo stranieri nella nostra stessa patria?”.

Il patriarca di Babilonia dei caldei, Emmanuel III, Delly, ha chiesto a tutti i caldei del mondo di osservare il 18 e il 19 dicembre il digiuno di Ninive “Bautha” (caratteristico della liturgia assira, in ricordo del digiuno degli abitanti di Ninive al tempo del profeta Giona): “Affinché il Signore conceda il dono della pace al nostro Iraq, della sicurezza e della stabilità e si realizzi un clima di fratellanza e carità tra i figli dell’Iraq”.

 

Campagna contro il “costume non islamico”

Le violenze contro i cristiani a Mosul sono cresciute dopo la caduta di Saddam Hussein. Molte chiese e conventi hanno subito attentati ed esplosioni. Vescovi e sacerdoti hanno subito rapimenti. Fra tutti, l’episodio più orribile è l’uccisione del sacerdote siro-ortodosso Paulos Eskandar, trovato decapitato lo scorso 11 ottobre, nella zona orientale di Mosul, dopo due giorni di prigionia.

Il fondamentalismo islamico si intromette sempre più anche nella vita quotidiana. Il 12 dicembre scorso, un gruppo di fondamentalisti ha fermato un autobus che portava alcuni studenti cristiani in città; saliti a bordo hanno iniziato a distribuire volantini che intimano alle ragazze di indossare l’hijab (il velo) e ai giovani di vestirsi in modo sobrio, senza vestiti all’occidentale. Stessa tecnica e stesso messaggio quello fatto circolare all’università: uomini non identificati hanno affisso volantini e manifesti nei punti dove si riuniscono di solito gli studenti cristiani. L’avvertimento era chiaro: “Chi violerà i principi della sharia, sarà punito secondo la legge islamica”.

I primi di dicembre su un autobus di linea il conducente ha imposto a suo arbitrio, la divisione fra uomini e donne sulla vettura e la proibizione di sedersi uno affianco all’altra. Altri volantini di recente hanno imposto ai proprietari di negozi di abbigliamento di coprire con il velo i manichini in esposizione. E i commercianti hanno dovuto obbedire, usando buste di plastica invece che veli. Alcuni bagni pubblici, inoltre, hanno dovuto chiudere dopo che i fondamentalisti hanno vietato l’uso del sapone, perché “non esisteva all’epoca di Maometto”. Gli ordini arrivano fino all’assurdità: i ristoranti non possono preparare insalate miste di cetrioli e pomodori, perché uno è femmina e l’altro maschio.

Un fatto importante: nelle file di questi estremisti si trovano non solo persone povere e analfabete, ma anche professori universitari e gente istruita, che crede giusto imporre un controllo di questo tipo sulla popolazione.

Contro l’arte non islamica

Secondo la polizia irachena l’estremismo dei sunniti è sostenuto anche da terroristi stranieri. Una nuova campagna è stata lanciata anche contro l’“arte non islamica”. A novembre alcune sculture pubbliche giudicate pagane sono state annientate. Una famosa statua nella parte nord della città, ad al Zihour, è stata distrutta perché ritraeva un gruppo di donne, che portavano delle giare sulle spalle. Altre opere nel mirino risalgono agli anni ’70 e includono statue di alcuni importanti artisti come il poeta arabo Abi Tammam e il cantante di musica religiosa Mullah Othman al-Mosulli.

Il sito dell’Institute for War and Peace Reporting riferisce di un militante arrestato a ottobre, che nel suo interrogatorio spiega gli obiettivi del suo gruppo: mettere fine all’occupazione americana, far cadere il governo iracheno e introdurre la sharia nel Paese.

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