20/01/2012, 00.00
RUSSIA
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Navalny, leader delle proteste anti-Putin incontra la Chiesa e crea malcontento

di Nina Achmatova
Il famoso blogger preferisce incontrare il portavoce del Patriarcato di Mosca e diserta colloqui dell’opposizione con il nuovo ambasciatore Usa. La rete lo attacca: “E’ solo un furbo”. Lui: “Non ho mai nascosto la mia fede”.
Mosca (AsiaNews) - Da idolo dell’opposizione a figura sospetta. La parabola ascendente del famoso blogger Alexei Navalny, detenuto per 15 giorni a dicembre per aver partecipato alle proteste anti-governative a Mosca, inizia a incrinarsi. Attivista e avvocato di professione, Navalny è diventato oggetto di dure critiche da parte della blogosfera russa, dopo che nell’ultima settimana si è discostato da alcune iniziative del movimento di protesta, che da dicembre scende in piazza per chiedere “elezioni giuste” e una “Russia senza Putin”.

Ha sorpreso sia media che opinione pubblica la sua assenza all’incontro tra il nuovo ambasciatore americano in Russia, Michael McFaul, e gli esponenti dell’opposizione extraparlamentare. Al posto di seguire i suoi ‘colleghi di protesta’ ha incontrato invece il portavoce del Patriarcato di Mosca Kirill, l’arciprete Vsevolod Chaplin, e ha partecipato a un pranzo parrocchiale per la vigilia dell’Epifania (che in Russia si celebra il 19 gennaio secondo il calendario giuliano). Secondo quanto riferito da Chaplin, i due hanno discusso “delle ultime manifestazioni e di come facilitare il dialogo tra le autorità e la società”. Su internet i blogger si sono scatenati dando a Navalny del “politico” e del “furbo”. L’appoggio della Chiesa ortodossa è stato uno dei pilastri della politica del prima presidente e poi premier Vladimir Putin. Di recente il Patriarca si è distaccato dalle posizioni del potere, per la prima volta invitando il potere a dialogare con la parte della società che sta esprimendo il suo malcontento con le proteste di piazza.

Navalny si definisce un “tipico credente post-sovietico”. “Rispetto il digiuno e faccio il segno della croce in chiesa ma non pratico in modo frequente”, ha detto di recente in un’intervista. “Non penso che la mia fede possa essere trasformata in capitale politico – ha aggiunto – sarebbe piuttosto ridicolo. Non l’ho mai né enfatizzata, né nascosta e questo è quanto”.

Infine, è stata letta in chiave pubblicitaria l’iniziativa di offrirsi come consulente al team di difensori di uno degli imputati nel processo Yukos, Pavel Ivlev, ex legale della compagnia petrolifera guidata di Khodorkovsky e ora rifugiato politico negli Usa.



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