13/09/2011, 00.00
RUSSIA
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Nell’anniversario dell’11/9, demolita la Grande moschea di Mosca

di Nina Achmatova
Per il capo dei mufti di Russia, non era ben orientata verso La Mecca e andava ricostruita. Critiche dagli altri leader islamici: iniziativa “insana”, era edificio di valore storico.
Mosca (AsiaNews) – Era attesa da tempo, ma la demolizione della moschea centrale di Mosca in vista di una sua ricostruzione totale ha sollevato polemiche tra la comunità musulmana e nuove critiche a uno dei suoi maggiori esponenti. Costruita a inizio ‘900, la Grande moschea è stata demolita lo scorso 11 settembre.

Albir Krganov, vice presidente dell’amministrazione centrale dei musulmani, ha definito la giornata come “la tragedia di Mosca nell’anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle”. Citato dall’agenzia Interfax, il leader religioso si è chiesto perché la demolizione sia avvenuta proprio l’11/9 e “per di più di domenica”. Prima di lui, anche altri rappresentanti della comunità musulmana avevano criticato la demolizione della moschea - ritenuta da molti un luogo di importanza storica - scagliandosi contro il capo del Consiglio dei mufti di Russia, Ravil Gainutdin, promotore del progetto. “È deplorevole che la decisione di demolire un luogo di culto storico sia venuta proprio da chi porta il più alto titolo spirituale, quello di mufti”, si legge in un comunicato congiunto dei leader islamici, diffuso da Interfax-Religion.

La notizia che la Grande moschea della capitale sarebbe stata demolita dopo la fine del mese del Ramadan era già stata confermata alla vigilia della festa di Eid ul-Fitr dallo stesso Gainutdin. Per anni, come guida della comunità tatara a Mosca, Gainutdin “ha sostenuto l’inadeguatezza della Grande moschea, dichiarando che non era perfettamente orientata verso La Mecca”, spiega sempre il comunicato. Per questo il mufti continua a dirsi certo che l’edificio non abbia alcun valore storico, convinzione non condivisa dai colleghi di altre organizzazioni musulmane. Inoltre, secondo il comunicato congiunto, “Gainutdin ha sempre messo in evidenza la similitudine architettonica della Grande moschea con la Grande sinanoga cittadina. Ma questo non è un buon motivo per avallarne la demolizione”.

I leader musulmani avevano, così, chiesto al governo federale e a figure di spicco della vita laica e religiosa in Russia, di “alzare la loro voce in difesa del patrimonio dell’islam russo”, notando che le autorità avevano “il diritto” di pretendere che Gainutdin abbandonasse la sua “idea insana di demolire l’edificio storico della Grande moschea”. Il comunicato era stato firmato da: il capo del Comitato centrale dei musulmani di Russia, Talgat Tajuddin; il mufti di Mosca e della Russia centrale, Albir Krganov; dai leader del Comitato dei musulmani di tutta la Russia; il capo del Comitato dei musulmani di San Pietroburgo e della Russia nord-occidentale, Jafar Ponchayev; i mufti delle regioni di Rostov, Chelyabinsk, Kurgan e Astrakhan e del distretto autonomo di Khanty-Mansiisk .

Nel 2008, la Grande moschea era stata inserita tra gli edifici di valore culturale, da dove è stata cancellata l’anno successivo dopo che Gainutdin aveva iniziato la sua battaglia per la demolizione. Costruita nel 1904 grazie ai finanziamenti del mercante tataro Salikh Yerzin, la sua distruzione era stata minacciata già prima dei Giochi olimpici del 1980, trovandosi proprio a ridosso dello stadio Luzhniki, in vicolo Vypolzovy. All’epoca, a salvarla era stato l’intervento di leader religiosi e ambasciatori dei Paesi arabi. Nella moschea centrale si erano recati a pregare leader politici internazionali come il presidente dell’Indonesia Sukarno (nel 1955), il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser (1957) e il leader libico Muammar Gheddafi (1969).

Secondo un recente sondaggio dell’autorevole Levada Center, il 69% dei russi si definisci cristiano ortodosso e il 5% musulmano. Non più dell’1% si professa cattolico, protestante, ebreo o fedele di altre religioni.
 
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