16/11/2018, 12.33
IRAQ
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Ninive, centinaia di case espropriate ai cristiani

Mons. Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad: fatto ‘grave e reale’. L’intervento del governo ha portato al blocco di 50 transazioni, ma gli immobili sottratti sono almeno 350. La Chiesa cerca di intervenire per ottenere la restituzione, ma deve lottare contro “signorotti e potenti locali”. 

 

Baghdad (AsiaNews) - “Il dato sui numeri è incerto, ma il fenomeno è reale e grave. Da tempo case e proprietà cristiane sono vittime di espropri o occupazioni illegali è questo è ingiusto”, perché si va a sommare “alla tragedia” della fuga o dell’emigrazione che hanno dovuto subire. È quanto sottolinea ad AsiaNews mons. Shlemon Audish Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad e braccio destro del patriarca caldeo, commentando l’inchiesta del network irakeno al-Sumaria Tv che denuncia la sottrazione illegale di almeno 350 abitazioni appartenenti a cristiani.

Gli espropri forzati o l’occupazione abusiva sono concentrati nella piana di Ninive, dove in passato migliaia di famiglie sono dovute fuggire in seguito all’avanzata dello Stato islamico (SI, ex Isis). “La Chiesa ha cercato e cerca di affrontare il problema - aggiunge il prelato - nel tentativo di ottenere la restituzione di case e proprietà ai cristiani. In alcuni casi il nostro intervento ha portato alla restituzione degli immobili, in altri non vi è stato nulla da fare. Ci siamo scontrati contro il malaffare di ‘signorotti e potenti locali’ di questo tempo”.

Secondo quanto emerge dall’inchiesta, nella piana di Ninive vi è “il più alto numero di crimini” contro beni cristiani, in particolare le case private. Delinquenti e truffatori hanno approfittato dell’assenza dei legittimi proprietari per impossessarsi degli immobili, falsificando i documenti per rendere difficile il loro recupero. E la componente cristiana della zona è quella finita “più delle altre nel mirino”. 

Una fonte citata nell’inchiesta afferma che “circa 100 proprietà sono state trasferite a persone con nomi falsi”. A queste si aggiungono “decine di proprietà in altre città che sono state sottratte da personalità influenti o capi locali e che non sono più state restituite ai legittimi proprietari”. Il governo si sarebbe attivato per contrastare il fenomeno, interrompendo la compravenda e l’acquisto di beni e proprietà cristiane a Baghdad, Kirkuk, Ninive e a Bassora, nel sud.

Misure deterrenti, unite al rafforzamento dei controlli e alla stretta sulle procedure avrebbe portato alla cancellazione di 50 atti vendita di case e immobili appartenenti a cristiani sparsi per il Paese. Tuttavia, è solo una piccola parte a fronte di una situazione di emergenza ben più ampia e che è in atto da tempo, come aveva già denunciato in passato ad AsiaNews lo stesso vescovo ausiliare di Baghdad parlando di “sequestri e attacchi mirati”. 

“Giocano alle spalle di gente povera e disperata” sottolinea mons. Warduni, in un contesto diffuso di “abusivismo e illegalità”. Questo è il risultato della “mancanza di controllo e di vigilanza” delle autorità preposte. “In molti - prosegue - mi raccontano in lacrime di aver perso la casa e non possono fare più nulla. Il patriarca, i vescovi cercano di intervenire e aiutare ma non sempre si riesce a rimediare a situazioni compromesse”. 

“Questo fenomeno di abusi, di violazioni, di ruberie - avverte l’ausiliare di Baghdad - deve finire ed è compito del governo, delle amministrazioni centrali e locali, delle autorità intervenire per risolvere l’emergenza. Basta con corruzioni e ruberie, una rinascita dell’Iraq passa anche attraverso il corretto funzionamento delle sue istituzioni, dell’amministrazione pubblica e dei funzionari”.

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