23/11/2007, 00.00
GIAPPONE
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Non è più “necessario” sacrificare embrioni umani

di Pino Cazzaniga
Reazioni positive alla scoperta nippo-americana che permette la produzione di cellule “pluripotenti” partendo dalla pelle umana. Reazioni favorevoli dalla Chiesa cattolica e da Bush, ma anche dall’Accademia cinese delle scienze e dal “papà della pecora Dolly”.
Tokyo (AsiaNews) – Sta suscitando reazioni positive, almeno in chi è più attento ai risvolti etici della ricerca, la scoperta di scienziati giapponesi ed americani che hanno trovato il modo di produrre cellule staminali a partire dalla pelle umana, invece che dagli embrioni. La nuova tecnica, oltre ad eliminare il problema della distruzione di embrioni umani, secondo gli scopritori migliora la qualità delle cellule ottenute, che, proprio per la loro origine, non presenterebbero alcun problema di rigetto.
 
A favore della scoperta si è espresso mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita, che l’ha definita “storica”. “Ora – ha aggiunto in un’intervista alla Radio vaticana - degli embrioni non c'è più bisogno e non c'è più bisogno della clonazione cosiddetta ‘terapeutica’ e una pagina di polemiche acute, di opposizioni aspre si chiude”. Anche il presidente Usa, George W. Bush, ha lodato la scoperta, sottolineando come sia avvenuta “rispettando i confini dell’etica”.
 
Giudizi di favore sono venuti persino da Ian Wilmut, noto come il “papà delle pecora Dolly”, e dai ricercatori dell’Accademia cinese delle scienze.
 
La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell’università di Kyoto che sono riusciti a produrre cellule staminali partendo dalla pelle umana invece che da embrioni. Il merito è dello scienziato Shinya Yamanaka , professore di biologia cellulare all’Institute for Frontier Medical Science, coadiuvato dall’assistente professor Kazutoshi Takahashi e da un’ equipe di ricercatori. “Sarà necessario ancora del tempo per realizzare una terapia rigenerativa - ha detto Yamanaka - ma speriamo di passare all’applicazione clinica creando cellule differenziate e migliorando la sicurezza”.
 
La scoperta di Yamanaka supera le questioni etiche poste dalla distruzione di embrioni umani, fin qui ritenuta necessaria per la produzione delle cellule staminali. Egli, infatti, intuendo che si poteva arrivare a produrre cellule staminali “pluripotenti” manipolando il programma genetico di cellule di tessuti adulti, è andato avanti per un’altra via. L’equipe dei suoi ricercatori ha attirato l’attenzione del mondo scientifico nell’agosto del 2006, quando ha comunicato di essere riuscita a produrre cellule staminali introducendo quattro geni nelle cellule della pelle di topi. Questa è stata la prima tappa del cammino. La seconda, quella più ambita, è stata raggiunta quest’anno, quando sono riusciti a inserire i quattro geni nelle cellule della pelle facciale di una persona.
 
Ian Wilmut, che è stato il primo a far conoscere la tecnica usata dal gruppo di Kyoto, l’ha lodata come “più accettabile alla società” e ha anche dichiarato di rinunciare al metodo della clonazione terapeutica.
 
Il merito della scoperta del professore giapponese e, però, condiviso da un gruppo di ricercatori dell’università del Wiscontin (Stati Uniti) che, diretti dal professor James Thomson sono giunti allo stesso risultato. Secondo Thomson “le cellule create in laboratorio, oltre a fare lo stesso lavoro delle staminali embrionali, sembrano clinicamente più sicure perché non dovrebbero dare problemi di rigetto”.
 
Ricercatori cinesi hanno di voler lavorare insieme per seguire la strada aperta dalla nuova scoperta. Pei Duanqing, vicedirettore generale nell’Accademia cinese delle scienze del Guangzhou Institute of Biomedicine and Health l’ha definita “un momento caratterizzante la storia umana”.
 
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