02/10/2018, 13.19
INDONESIA
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Oltre 1.200 le vittime del sisma a Sulawesi, quasi 60mila gli sfollati

di Mathias Hariyadi

Mmigliaia di persone cercano, in queste ore, di fuggire dalle aree colpite. Nella zona di Palu, oltre 2.400 case sono state inghiottite dalla terra. Recuperati i corpi di 34 giovani studenti di teologia, in una chiesa travolta da una frana. Solidarietà e preghiera dall'arcidiocesi di Seoul. 

Jakarta (AsiaNews) – Mentre monta la polemica per il mancato funzionamento dei sistemi d’allarme tsunami, continua a salire il numero delle vittime dei devastanti terremoti che si sono abbattuti sull'isola di Sulawesi, lo scorso 28 settembre. L’ultimo bollettino dell’Agenzia nazionale per la gestione delle calamità (Bnpb) aggiorna a 1.234 i morti accertati nel disastro. I feriti sono circa 700 ed i dispersi 99. Gli sfollati sono quasi 60mila e migliaia di persone cercano, in queste ore, di fuggire dalle aree colpite, dove mancano cibo e beni di prima necessità.

Esperti muovono dure critiche alla macchina statale di prevenzione dei disastri. Saut Situmorang, vicedirettore della Commissione anticorruzione (Kpk), ha sottolineato il malfunzionamento dei sistemi preventivi di allarme tsunami in dotazione alle agenzie governative e annunciato indagini. La Camera dei rappresentati convocherà i vertici dell'Agenzia di meteorologia, climatologia e geofisica (Bmkg) per chiarire la revoca del preallarme tsunami, disposta pochi minuti dopo la prima scossa e prima che onde alte fino a 3 metri si schiantassero sul litorale.

Il presidente indonesiano, Joko “Jokowi” Widodo (foto 1), dispone maggiori sforzi nelle operazioni di soccorso alle vittime. Durante la riunione di gabinetto, tenutasi questa mattina nel palazzo presidenziale, Widodo ha ordinato ai funzionari delle agenzie governative di “raggiungere tutti i dispersi e provvedere subito alla loro evacuazione”. L’energia elettrica deve ancora esser ripristinata in gran parte del territorio e l'accesso via terra ai villaggi più remoti è impedito da strade interrotte, smottamenti e ponti crollati. Il gen. Wiranto, ministro incaricato di coordinare la risposta del governo all’emergenza, dichiara che solo ieri tra le 3mila e le 5mila persone hanno chiesto di poter salire sugli aerei militari per essere evacuate; la folla era tale che, per alcune ore, i voli non hanno potuto decollare dalle piste dell’aeroporto di Palu, ancora interdetto alle tratte commerciali.

Il primo sisma del 28 settembre, di magnitudo 7.4, ha portato alla “liquefazione” di vaste porzioni di territorio tra le città di Donggala e Palu (Central Sulawesi). Si tratta di un fenomeno per cui, durante una scossa di terremoto, la sabbia ed il limo assumono le caratteristiche di un liquido, causando improvvise valanghe di fango e collassi di edifici. La Bnpb afferma che a Balaroa (foto 2), quartiere di Palu, circa 1.700 case sono state inghiottite. Nelle immagini satellitari del distretto di Petobo (foto 3), a sud dell'aeroporto di Palu, non compaiono più 744 unità abitative. Nel distretto di Siri Biromaru, le squadre di soccorso della Croce rossa hanno recuperato i corpi di 34 giovani studenti di teologia, in una chiesa protestante travolta da una frana. Al momento della tragedia, la chiesa di Jonooge ospitava 86 ragazzi, riuniti per un seminario di studi biblici.

Al momento, sono almeno 18 i Paesi, asiatici ed occidentali, che hanno risposto alla richiesta d’aiuto del governo indonesiano. Attraverso la Caritas locale, anche la comunità cattolica è impegnata nei soccorsi sul campo. Dopo le preghiere di papa Francesco, alla Chiesa indonesiana giungono anche le condoglianze ed il sostegno economico dei cattolici sudcoreani. Il card. Andrew Yeom Soo-jung (foto 4), arcivescovo di Seoul, questa mattina ha inviato un messaggio alla Conferenza episcopale indonesiana (Kwi). Il presule assicura le sue preghiere “per l'eterno riposo dei defunti, la consolazione e la benedizione di Dio per coloro che hanno improvvisamente perso la loro amata famiglia". “Io, così come tutti i sacerdoti e fedeli dell'arcidiocesi di Seoul – continua la nota – pregherò affinché tutto il popolo d'Indonesia possa superare il tragico disastro e tornare al più presto alla vita quotidiana”. Già impegnata in una raccolta fondi per le vittime dei terremoti di Lombok, l’arcidiocesi di Seoul ha disposto una donazione del valore di 50mila dollari Usa, che sarà recapitata alla Chiesa indonesiana dalla Caritas internazionale.

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