09/06/2019, 11.27
VATICANO
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Papa: Lo Spirito è il bisogno primo e ultimo della Chiesa

Alla Messa di Pentecoste, papa Francesco sottolinea che lo Spirito “cambia la vita” della Chiesa e del mondo. Egli crea “armonia dentro l’uomo” e anche “fuori, tra gli uomini”.  “Senza lo Spirito Gesù rimane un personaggio del passato, con lo Spirito è persona viva oggi; senza lo Spirito la Scrittura è lettera morta, con lo Spirito è Parola di vita. Un cristianesimo senza lo Spirito è un moralismo senza gioia; con lo Spirito è vita”. “Senza lo Spirito la Chiesa è un’organizzazione, la missione propaganda, la comunione uno sforzo”.  “Preghiamolo ogni giorno”. Un appello per la pace in Sudan.

Città del Vaticano (AsiaNews) – “Lo Spirito è il bisogno primo e ultimo della Chiesa”: questa frase di san Paolo VI è la sintesi dell’omelia che papa Francesco ha pronunciato stamane in piazza san Pietro alla messa nella solennità di Pentecoste, insieme a decine di cardinali, vescovi e sacerdoti.

Prendendo l’esempio degli apostoli, che da persone timorose, ora “non hanno più paura di morire”; da silenziose, ora “parlano con parresia [coraggio]”; da “rinchiusi nel Cenacolo, ora annunciano a tutte le genti”, il pontefice afferma che lo Spirito santo “è la Persona più concreta, più vicina, quella che ci cambia la vita”.

Lo Spirito cambia creando anzitutto “armonia dentro l’uomo”: “è un’armonia così profonda che può trasformare persino le persecuzioni in beatitudini”. Egli ci libera dal “nervosismo”: “Oggi, nella fretta che il nostro tempo ci impone, sembra che l’armonia sia emarginata: tirati da mille parti rischiamo di scoppiare, sollecitati da un nervosismo continuo che ci fa reagire male a ogni cosa. E si cerca la soluzione rapida, una pastiglia dietro l’altra per andare avanti, un’emozione dietro l’altra per sentirsi vivi. Ma abbiamo soprattutto bisogno dello Spirito: è Lui che mette ordine nella frenesia. Egli è pace nell’inquietudine, fiducia nello scoraggiamento, gioia nella tristezza, gioventù nella vecchiaia, coraggio nella prova”.

“Senza lo Spirito – ha continuato - la vita cristiana è sfilacciata, priva dell’amore che tutto unisce. Senza lo Spirito Gesù rimane un personaggio del passato, con lo Spirito è persona viva oggi; senza lo Spirito la Scrittura è lettera morta, con lo Spirito è Parola di vita. Un cristianesimo senza lo Spirito è un moralismo senza gioia; con lo Spirito è vita”.

L’armonia creata dalla Spirito non è solo “dentro” l’uomo, ma anche “fuori, tra gli uomini”: è capace di creare unità fra persone “diverse”, “senza appiattire, senza omologare”.

Nel mondo segnato da “disarmonie” divenute vere e proprie “divisioni”, “abbiamo bisogno dello Spirito di unità, che ci rigeneri come Chiesa, come Popolo di Dio, e come umanità fraterna… Lo Spirito Santo… congiunge i distanti, unisce i lontani, riconduce i dispersi. Fonde tonalità diverse in un’unica armonia, perché vede anzitutto il bene, guarda all’uomo prima che ai suoi errori, alle persone prima che alle loro azioni. Lo Spirito plasma la Chiesa e il mondo come luoghi di figli e di fratelli… Chi vive secondo lo Spirito, … porta pace dov’è discordia, concordia dov’è conflitto. Gli uomini spirituali rendono bene per male, rispondono all’arroganza con mitezza, alla cattiveria con bontà, al frastuono col silenzio, alle chiacchiere con la preghiera, al disfattismo col sorriso”.

“Per essere spirituali – ha concluso -, per gustare l’armonia dello Spirito, occorre mettere il suo sguardo davanti al nostro. Allora le cose cambiano: con lo Spirito la Chiesa è il Popolo santo di Dio, la missione il contagio della gioia, e non proselitismo, gli altri fratelli e sorelle amati dallo stesso Padre. Ma senza lo Spirito la Chiesa è un’organizzazione, la missione propaganda, la comunione uno sforzo. Lo Spirito è il bisogno primo e ultimo della Chiesa (cfr S. PAOLO VI, Udienza generale, 29 novembre 1972). Egli «viene dov’è amato, dov’è invitato, dov’è atteso» (S. BONAVENTURA, Sermone per la IV Domenica dopo Pasqua). Preghiamolo ogni giorno. Spirito Santo, armonia di Dio, Tu che trasformi la paura in fiducia e la chiusura in dono, vieni in noi. Dacci la gioia della risurrezione, la perenne giovinezza del cuore. Spirito Santo, armonia nostra, Tu che fai di noi un corpo solo, infondi la tua pace nella Chiesa e nel mondo. Rendici artigiani di concordia, seminatori di bene, apostoli di speranza”.

Alla fine della comunione, e prima del canto e della preghiera pasquale del Regina Caeli, Francesco

ha lanciato un breve appello per la situazione del Sudan, dove la popolazione, che ha rifiutato il dittatore Omar al Bashir, si trova oggi a contrastare l’esercito che ha preso il potere. “Suscitano dolore e preoccupazione – ha detto il papa - le notizie che giungono in questi giorni dal Sudan. Preghiamo per questo popolo, perché cessino le violenze e si ricerchi il bene comune nel dialogo”.

Il pontefice ha anche ricordato che ieri a Cracovia, è stato confermato il culto verso il beato Michele Giedroyc, laico agostiniano del secolo 15mo, “modello di umiltà e di carità evangelica”. Il nuovo beato era lituano, ma ha operato a Cracovia. Alla cerimonia hanno partecipato vescovi polacchi e lituani.  “Questo evento – ha commentato Francesco - incoraggia i polacchi e i lituani a rinsaldare i legami nel segno della fede e della venerazione al Beato Michele”.

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