20/10/2014, 00.00
VATICANO
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Papa: "non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani"

"Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale" e "nell'indifferenza di tanti". Il cardinale Pietro Parolin: necessaria una risposta della comunità internazionale al terrorismo dello Stato islamico e serve un negoziato che dia soluzione a tutti i problemi mediorientali, a partire dal conflitto israelo-palestinese.

Città del Vaticano (AsiaNews) - In Medio Oriente c'è un terrorismo di "dimensioni prima inimmaginabili" e tanti cristiani sono perseguitati "nell'indifferenza di tanti. Questa situazione ingiusta richiede, oltre alla nostra costante preghiera, un'adeguata risposta anche da parte della Comunità internazionale". Papa Francesco ha aperto con queste considerazioni la parte del Concistoro di oggi dedicata alla situazione dei cristiani in Medio Oriente, alla quale partecipano anche 86 cardinali e patriarchi della regione, insieme con dirigenti della Segreteria di Stato.

La riflessione sul Medio Oriente ha fatto seguito alla prima parte del Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione dei beati Giuseppe Vaz (sacerdote dell'Oratorio di San Filippo Neri, fondatore dell'Oratorio della Santa Croce Miracolosa a Goa e apostolo di Sri Lanka e India) e di Maria Cristina dell'Immacolata Concezione (fondatrice della Congregazione delle Suore vittime espiatrici di Gesù Sacramentato).

"Ci accomuna - ha detto il Papa - il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l'impegno politico. Nello stesso tempo, vorremmo dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione. Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria, sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell'indifferenza di tanti".

"Questa situazione ingiusta richiede, oltre alla nostra costante preghiera, un'adeguata risposta anche da parte della Comunità internazionale. Sono sicuro che, con l'aiuto del Signore, dall'incontro odierno verranno fuori valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono e per venire incontro anche al dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo".

La drammaticità della situazione della regione e in particolare dei cristiani che vi vivono, la necessità di una risposta della comunità internazionale al terrorismo dello Stato islamico e la convinzione che solo un negoziato che dia soluzione a tutti i problemi mediorientali, a partire dal conflitto israelo-palestinese, sono stati poi esposti dal Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che ha riferito della riunione svoltasi in Vaticano all'inizio del mese dei rappresentanti pontifici in Medio Oriente.

"La pace in Medio Oriente - ha detto il cardinale - va cercata non con scelte unilaterali imposte con la forza, ma tramite il dialogo che porti ad una soluzione 'regionale' e comprensiva, la quale non deve trascurare gli interessi di nessuna delle parti. In particolare, è stata rilevata la necessità e l'urgenza di favorire una soluzione politica, giusta e duratura, al conflitto israelo-palestinese come un contributo decisivo per la pace nella Regione e per la stabilizzazione dell'area intera".

"Si è parlato anche del ruolo dell'Iran nella risoluzione della crisi in Siria e in Iraq e nella stessa lotta contro il cosiddetto Stato islamico. Il coinvolgimento dell'Iran, la moltiplicazione e il miglioramento delle sue relazioni con la Comunità internazionale contribuiranno a favorire anche una soluzione soddisfacente alla questione nucleare".

Un riferimento particolare è stato fatto alla situazione del Libano, che risente pesantemente sia della situazione politica dei confinanti Siria e Israele e dell'intera Regione, sia della instabilità istituzionale con la vacanza della Presidenza della Repubblica dal mese di maggio. "Considerando che è l'unico Paese del Medio Oriente dove il Presidente è cristiano maronita e dove i cristiani in genere svolgono un ruolo di prim'ordine anche a livello istituzionale, si giustifica il fatto che il Libano abbia ricevuto e continui a ricevere un occhio di riguardo da parte della Santa Sede".

Passando poi all'aggressione dei terroristi dell'ISIS, il card. Parolin ha ribadito quanto aveva sostenuto già nel suo intervento del 29 settembre all'Onu, cioè che "è lecito fermare l'aggressore ingiusto, sempre, però, nel rispetto del diritto internazionale, come ha affermato anche il Santo Padre. Tuttavia si è visto con chiarezza che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare. Esso va affrontato più approfonditamente a partire delle cause che ne sono all'origine e vengono sfruttate dall'ideologia fondamentalista. Per quanto riguarda il cosiddetto Stato Islamico, va prestata attenzione anche alle fonti che sostengono le sue attività terroristiche attraverso un più o meno chiaro appoggio politico, nonché tramite il commercio illegale di petrolio e la fornitura di armi e di tecnologia".

"Nel caso specifico delle violazioni e degli abusi commessi dal cosiddetto Stato Islamico la Comunità internazionale, attraverso le Nazioni Unite e le strutture che si sono date per simili emergenze, dovrà agire per prevenire possibili e nuovi genocidi e per assistere i numerosi rifugiati. Sembra opportuno che gli Stati della Regione siano direttamente coinvolti, assieme al resto della Comunità internazionale, nelle azioni da intraprendere con la consapevolezza che non si tratta di proteggere l'una o l'altra comunità religiosa o l'uno o l'altro gruppo etnico, ma delle persone che sono parte dell'unica famiglia umana e i cui diritti fondamentali sono sistematicamente violati".

"Particolare preoccupazione si è manifestata per la diminuzione della presenza dei cristiani in Medio Oriente, un problema che ci preoccupa già da tempo e che si è aggravato ancora negli ultimi mesi. Migliaia di cristiani, spaventati da quanto potrebbe loro capitare, sono stati costretti a lasciare tutto: famiglia, casa, terra, ecc. Altri hanno venduto o quasi ceduto le loro proprietà allo scopo di pagare i 'trafficanti' che li fanno arrivare in Europa o in altri Paesi".

Il cardinale ha poi riferito che una sottolineatura è stata data al "ruolo fondamentale" che "i leader  religiosi ebrei, cristiani e musulmani, possono e devono svolgere" per favorire sia il dialogo interreligioso e interculturale che l'educazione alla reciproca comprensione. "Inoltre, essi devono denunciare chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza. Nel caso concreto del cosiddetto Stato Islamico una responsabilità particolare ricade sui leader musulmani non soltanto per sconfessarne la pretesa di denominarsi 'Stato Islamico' e di formare un califfato, ma anche per condannare più in genere l'uccisione dell'altro per ragioni religiose e ogni tipo di discriminazione".

"Per quanto riguarda la situazione in generale nei Paesi a maggioranza musulmana, i partecipanti all'Incontro hanno osservato che c'è un problema di fondo che è il rapporto e il nesso inscindibile tra religione e politica, cioè la mancanza di separazione tra religione e Stato, tra l'ambito religioso e quello civile, legame che rende difficile la vita delle minoranze non musulmane e in particolare quella cristiana. Sarebbe importante perciò contribuire a far maturare l'idea della distinzione tra questi due ambiti nel mondo musulmano".

In proposito, negli interventi dei presenti al Concistoro è stato fatto notare come in molti Paesi mediorientali i libri di testo scolastici non parlino in modo positivo delle religioni differenti da quella di Stato e come sia necessaria una riflessione su questo punto da parte delle istituzioni locali. In quest'ottica, è stato auspicato il dialogo interreligioso con i musulmani, a partire dalla base comune della ragione, e una viva cooperazione ecumenica, affinché tutte le Chiese del Medio Oriente facciano sentire una loro unica voce.

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