30/10/2019, 10.19
VATICANO
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Papa: è lo Spirito Santo a guidare il cammino degli evangelizzatori

Appello per l’Iraq: le autorità ascoltino “il grido della popolazione che chiede una vita degna e tranquilla”. A Filippi una schiava leggeva la mano, come dice la canzone: “leggi questa mano, zingara…”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Lo Spirito Santo che guida il cammino degli evangelizzatori  è il protagonista della missione della Chiesa, nella storia della quale,  grazie alla “accoglienza al femminile”, fioriranno le chiese domestiche che daranno ospitalità ai primi cristiani”. E’ il tema affrontato da papa Francesco per l’udienza generale di oggi, al termine della quale ha lanciato un appello per l’”amato Iraq”  dove “le manifestazioni di protesta avvenute durante questo mese hanno causato numerosi morti e feriti. Mentre esprimo cordoglio per le vittime e vicinanza alle loro famiglie e ai feriti, invito le autorità ad ascoltare il grido della popolazione che chiede una vita degna e tranquilla. Esorto tutti gli iracheni, con il sostegno della comunità internazionale, a percorrere la via del dialogo e della riconciliazione e a cercare le giuste soluzioni alle sfide e ai problemi del Paese. Prego affinché quel popolo martoriato possa trovare pace e stabilità dopo tanti anni di guerra e di violenza, dove ha sofferto tanto”.

In precedenza, continuando il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli, ha incentrato la sua meditazione sul tema: Vieni in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9).

“Leggendo gli Atti degli Apostoli – ha detto alle 20mila persone presenti in piazza san Pietro - si vede come lo Spirito Santo è il protagonista della missione della Chiesa: è Lui che guida il cammino degli evangelizzatori mostrando loro la via da seguire. Questo lo vediamo chiaramente nel momento in cui l’apostolo Paolo, giunto a Troade, riceve una visione. Un Macedone lo supplica: «Vieni in Macedonia e aiutaci!» (At 16,9). Il popolo della Macedonia del nord è fiero di questo, aver chiamato Paolo ad annunciare Gesù. Ricordo l’accoglienza di quel popolo”.

Nel viaggio per la Macedonia, ha proseguito il Papa, Paolo si ferma tre giorni a Filippi, dove tre sono gli avvenimenti che caratterizzano il suo soggiorno. “La potenza del Vangelo si indirizza, anzitutto, alle donne di Filippi, in particolare a Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiatira, una credente in Dio a cui il Signore apre il cuore «per aderire alle parole di Paolo» (At 16,14). L’ospitalità e l’accoglienza a Cristo e agli altri: Lidia, infatti, accoglie Cristo ricevendo il Battesimo insieme alla sua famiglia e accoglie quelli che sono di Cristo, ospitando Paolo e Sila nella sua casa. Abbiamo qui la testimonianza dell’approdo del cristianesimo in Europa: l’inizio di un processo di inculturazione che dura ancora oggi, entrando dalla Macedonia”.

“L’ospitalità offerta da Lidia agli Apostoli rimanda alla grazia dell’accoglienza e del servizio che caratterizza sia le donne legate alla missione di Gesù, come la suocera di Simone (cfr Mt 8,14-15), Marta e Maria (cfr Lc 10,38-42), sia quelle che collaborano con Paolo alla diffusione del Vangelo, come Priscilla (cfr At 18,1-3; Rm 16,3-5), Febe (cfr Rm 16,1-2) e la madre di Rufo (cfr Rm 16,13). Grazie a questa accoglienza al femminile, infatti, fioriranno le domus ecclesiae, le chiese domestiche che daranno ospitalità ai primi cristiani”.

“Dopo il calore sperimentato a casa di Lidia, Paolo e Sila si trovano poi a fare i conti con la durezza del carcere, dove vengono gettati per aver liberato nel nome di Gesù «una schiava che aveva uno spirito di divinazione» e «procurava molto guadagno ai suoi padroni» come indovina (At 16,16)”. Faceva quello che fanno gli indovinatori, annunciava il futuro, leggeva le mani, come dice la canzone: ‘leggi questa mano zingara…’”. “I suoi padroni, per ritorsione, conducono gli Apostoli davanti ai magistrati con l’accusa di disordine pubblico”.

“Durante la prigionia accade però un fatto sorprendente. Invece di lamentarsi, Paolo e Sila intonano una lode a Dio e questa lode sprigiona una potenza che li libera: durante la preghiera un terremoto scuote le fondamenta della prigione, si aprono le porte e cadono le catene di tutti (cfr At 16,25-26). Come la preghiera della Pentecoste, anche quella fatta in carcere provoca effetti prodigiosi. Come i tre giovani nella fornace ardente (cfr Dn 3,24), gli apostoli lodano Dio e la loro ‘rugiada’ è la dynamis dello Spirito che apre le serrature e spalanca i cancelli”.

“Il carceriere, credendo che i prigionieri siano fuggiti, stava per suicidarsi, perché i carcerieri pagavano con la vita se fuggivano i prigionieri, ma Paolo gli grida: ‘Siamo tutti qui!’ (At 16,27-28). Quello allora domanda: «Che cosa devo fare per essere salvato?» (v. 30). La risposta è: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia» (v. 31). A questo punto accade il cambiamento: nel cuore della notte, il carceriere ascolta la parola del Signore insieme alla sua famiglia, accoglie gli apostoli, ne lava le piaghe, perché erano stati bastonati, e insieme ai suoi riceve il Battesimo; poi, «pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio» (v. 34), imbandisce la mensa e invita Paolo e Sila a restare con loro. Il momento della consolazione. Nel cuore della notte di questo anonimo carceriere, la luce di Cristo brilla e sconfigge le tenebre: le catene del cuore cadono e sboccia in lui e nei suoi familiari una gioia mai provata.  Così lo Spirito Santo sta facendo la missione, da Pentecoste a oggi. Chiediamo anche noi oggi allo Spirito Santo un cuore aperto, sensibile a Dio e ospitale verso i fratelli, come quello di Lidia, e una fede audace, come quella di Paolo e di Sila, e anche una apertura di cuore come quella del carceriere che si lascia toccare dallo Spirito Santo”.

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