27/11/2009, 00.00
GIAPPONE-STATI UNITI
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Patti nucleari segreti tra Tokyo e Washington

di Pino Cazzaniga
Per decenni si è negata la presenza di armi nucleari nel Paese, mentre si dava carta bianca agli Stati Uniti di immagazzinare e trasportare testate nucleari. Affonda la credibilità del partito liberale ora all’opposizione.

Tokyo (AsiaNews) - Il popolo giapponese è stato ingannato per decenni: è quanto emerge in queste settimane in cui stanno venendo alla luce documenti su patti segreti tra Washington e Tokyo circa la presenza di armi nucleari sul territorio del Giappone.  Eppure dal 1960 ad oggi il governo, diretto dal partito liberal democratico (Ldp), ha ripetutamente negato la presenza di queste armi o accordi relativi al loro passaggio.

Verso la metà di ottobre gli archivi della sicurezza nazionale di Washington, dove sono conservati documenti governativi declassificati, hanno pubblicato telegrammi, comunicati e minute top-secret riguardanti la politica statunitense circa gli armamenti nucleari in Okinawa e in Giappone dalla fine degli anni 1950 al 1972. Questa è una fonte da cui si è attinta la notizia dell’esistenza dei patti segreti, ma non è l’unica ne’ la principale.

Due settimane prima Katsuya Okada, ministro degli esteri, sospettando l’esistenza di tali patti ha ordinato con risolutezza al personale del suo ministero un’ ampia inchiesta su documenti riguardanti questo tema chiedendo meticolosa relazione entro la fine di novembre. Un team di 15 persone sotto la guida di un ufficiale governativo ha setacciato oltre 2600 volumi di files conservati negli archivi del ministero e altri 400 conservati nell’ambasciata giapponese a Washington.

Per l’attuale governo giapponese, inaugurato il 15 settembre e diretto dal partito democratico del Giappone (Dpj), la trasparenza e’ uno dei principi fondamentali del suo agire.

I tre principi anti-nucleari

Dopo l’esperienza dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki il popolo giapponese si è fermamente opposto alla presenza di armi nucleari sul suolo giapponese. Le politiche nucleari promosse dai passati governi sono conformi al sentimento popolare.

La prima riguarda la revisione del trattato di mutua sicurezza tra Stati Uniti e Giappone firmata dai due governi nel 1960. In esso si stabilisce che navi o aerei statunitensi con armi nucleari non possono entrare in acque o spazio aereo giapponesi “senza previa consultazione” .

Nel 1967 l’allora primo ministro Eisaku Sato in un discorso alla Dieta (parlamento) ha annunciato i “tre principi antinucleari: non possedere, non costruire e non introdurre” armi nucleari, meritandosi il plauso dell’intera nazione. Ma le intenzioni di Sato non erano del tutto limpide.

Si sa che la più’ potente portaerei Usa nell’ oceano Pacifico non è una nave, ma un’isola: Okinawa. Presa ai giapponesi dopo la guerra, gli Usa ne hanno fatto una potente base strategica per il controllo dell’Asia orientale. Sato mirava a riaverne la sovranità, ma c’era l’ostacolo dei missili con testata nucleare stanziati sull’isola. I giapponesi non avrebbero mai accettato un territorio inquinato dal nucleare. Da qui i tre principi antinucleari.

Come compromesso per placare gli Stati Uniti, Sato ha fatto entrare il Giappone nel Trattato di Non-Proliferazione nucleare (NTP) in cambio di un’Okinawa libera da nucleare e controllata dal Giappone. Questo avvenne nel 1972.

Sato, il premier giapponese che ha governato più a lungo nel dopoguerra (1964-1972), ha ricevuto il premio Nobel per la pace proprio per questa politica pacifista.

L’ombra dei patti segreti

La luminosità di questa politica pacifista è offuscata dall’ombra di accordi fatti sotto banco a livello dei due governi. I patti sono stati talmente segreti che non tutti i primi ministri e i ministri degli esteri giapponesi, che si sono avvicendati nei governi, ne erano al corrente. Citiamo tre casi che riguardano il contenzioso sul nucleare.

Il 4 aprile 1963 Edwin O. Reischauer, ambasciatore americano a Tokyo, in un telegramma inviato a Washington circa un colloquio avuto con il ministro degli esteri giapponese Masayoshi Ohira, nota che Ohira era apparentemente d’accordo nel ritenere che l’introduzione di armi atomiche in Giappone “non include armi nucleari su navi U.S. in transito in acque giapponesi”.  Nel 1967 Sato annunciando alla Dieta i “tre principi antinucleari” ha detto perfettamente il contrario. Quattro anni prima la ragione di stato ha richiesto la segreta acquiescenza di Ohira.

Il 19 gennaio 1972, pochi mesi prima della restituzione di Okinawa al Giappone, un alto funzionario del dipartimento di Stato americano, ha mandato un messaggio ai colleghi dello stesso dipartimento, dove, tra l’altro, si dice: “ Il governo giapponese, ora, in pubblico sostiene di non essere al corrente del transito di materiale nucleare e rifiuterebbe il permesso di transito qualora fosse richiesto. Perciò se l’attuale pratica di (tali) transiti venisse svelata in maniera autoritativa, le conseguenze includerebbero sicuramente: (1) la caduta del governo giapponese, (2) il miglioramento di credibilità di quei leader dell’opposizione che sono molto contrari alla cooperazione Stati Uniti-Giappone nel settore della difesa; (3) corrispondente perdita di credibilità degli ufficiali giapponesi che nel passato hanno difeso la cooperazione Stati Uniti-Giappone nel settore della sicurezza; (4) grandi dubbi circa il rispetto degli Stati Uniti per i principi basilari giapponesi”.

Un’altra testimonianza di grande peso è il memorandum di un accordo tra il presidente Richard Nixon e il primo ministro Eisaku Sato firmato il 21 novembre 1969. La minuta di questo accordo è stata inclusa nel 1994 in un libro di memorie scritto dall’ex diplomatico Kei Wakaizumi, due anni prima della sua morte. Kei ha preparato la minuta del patto segreto tra Nixon e Sato, in collaborazione con Henry Kissinger, allora consigliere di Nixon per la sicurezza nazionale.

Nel patto si dice che “gli Stati Uniti hanno intenzione di rimuovere tutte le armi nucleari da Okinawa”, ma aggiungendo che “ per adempiere effettivamente agli obblighi internazionali assunti dagli Stati Uniti per la difesa delle nazioni dell’Estremo Oriente, incluso il Giappone, in tempo di grande emergenza il governo degli Stati Uniti richiederà il rientro delle armi nucleari e il diritto di transito in Okinawa previa consultazione con il governo del Giappone .... Il governo del Giappone - continua il memorandum - apprezzando le richieste del governo degli Stati Uniti in caso di grande emergenza...le accoglierà senza ritardi quando ci sarà tale previa consultazione”

Per sottolineare la segretezza dell’accordo il documento conclude dicendo che “il presidente e il primo ministro hanno convenuto che questa minuta, in duplicato, sia conservata negli uffici del presidente e del primo ministro e sia trattata con la massima riservatezza tra il presidente degli Stati Uniti e il primo ministro del Giappone”

Sfiducia verso l’Ldp. Uniti sulla Corea del Nord

La divulgazione degli accordi clandestini ha messo i giapponesi in stato di shoc.

Le conseguenze sono facilmente intuibili. Sul piano della politica interna si avrà un’ulteriore caduta di popolarità del partito liberal democratico, mentre il partito di governo (Pdj) aumenterà il suo credito di fiducia. Sul piano della diplomazia si prevede un’accelerazione nel processo di riforma delle relazioni con gli Stati Uniti: la collaborazione pur continuando ad essere robusta sarà effettuata in relazioni di uguaglianza.

I leader delle due nazioni procedono comunque su linee parallele per quanto riguarda l’eliminazioni delle armi nucleari. Il 24 settembre, durante lo storico meeting sul nucleare al Consiglio di sicurezza dell’ONU, Barak Obama e Yukio Hatoyama hanno detto di sentire “particolare responsabilità morale” nell’impegno di costruire un mondo senza armi nucleari, il primo in quanto presidente dell’unica nazione che le ha usate, il secondo in quanto primo ministro dell’unica nazione che ne è stata vittima.

 

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