01/02/2017, 16.23
CINA
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Pechino, migliaia di arresti tra i portatori di petizioni

Speranza e disperazione di chi cerca giustizia. La repressione da parte delle autorità: arresti, pestaggi e ospedali psichiatrici. Gli attivisti per i diritti umani denunciano: abusi, “sparizioni” e morti sospette nelle “prigioni nere” del governo.

Pechino (AsiaNews/Rfa) – Nei giorni del Capodanno, le autorità cinesi hanno disposto l’arresto di migliaia di persone giunte nella capitale per presentare petizioni contro i funzionari di governo delle loro città di origine.

Mentre nel resto del Paese le famiglie si riuniscono per le celebrazioni, folle di manifestanti hanno continuato a raccogliersi al di fuori degli uffici del governo centrale sin dal primo giorno del nuovo anno,  il 28 gennaio scorso, alcuni con la speranza di incontrare il presidente Xi Jinping. Molti di questi portatori di petizioni si lamentano di sgomberi forzati, detenzioni illegali o di corruzione legata alle compravendite di terra offerte e chiedono l’intervento delle autorità superiori.

Un manifestante della provincia orientale del Jiangsu, di nome Wu Jixin, ha dichiarato di esser stato arrestato dopo aver inscenato una piccola protesta durante la quale ha esposto uno striscione con circa una dozzina di compagni firmatari di una petizione. Egli ha dichiarato che i “controllori” del governo locale si sono dati da fare per arrestare, a Pechino, chiunque si lamentasse della loro amministrazione.

Wu ha poi affermato: “I governi locali stanno arrestando le persone in tutta Pechino perchè le petizioni mettono questi governi sotto una maggiore pressione politica”. E ancora: "I firmatari vogliono solo che loro rimostranze vengano accolte". Ha quindi sostenuto che un gran numero di persone sono ora incarcerate in grandi centri di detenzione alla periferia di Pechino per la "registrazione", prima di essere mandate a casa scortati dalle autorità. “Migliaia di persone sono nel carcere di Majialou”, riferisce Wu.

Rimane blindato Zhongnanhai, il quartiere direzionale del Partito comunista cinese, nel cuore di Pechino. Un gran numero di poliziotti, circa mille, è dispiegato dentro e intorno piazza Tiananmen con il compito di verificare i documenti d’identità delle persone ed impedirne il passaggio. Lo stesso trattamento viene riservato sia a turisti che manifestanti.

Tra i firmatari che sono confluiti a Zhongnanhai per impegnarsi nella contenuta protesta annuale, molti stanno ora dormendo all'addiaccio a temperature sotto lo zero, non avendo soldi per pagarsi un albergo.

Nel frattempo, il sito web Weiquanwang ha riferito che attivisti per i diritti umani di Pechino Wu Yufen, Wu Jixin, Tang Shuxiu, Yang Jinzhi, e molti altri sono stati arrestati dopo aver dispiegato uno striscione in cui auguravano un felice anno nuovo a tutti i firmatari imprigionati.

I saluti dei firmatari erano indirizzati a Liu Feiyue, fondatore dei siti web Civil Rights e Livelihood Watch, e Huang Qi, che ha fondato, tra gli altri, il sito per i diritti Tianwang.

Gli attivisti affermano che, durante il viaggio di ritorno a casa, le forze di polizia utilizzano spesso la violenza contro i firmatari delle petizioni. Il 22 gennaio, una richiedente in stato di gravidanza della provincia nord-orientale di Heilongjiang, ha detto di essere stata picchiata, presa a calci, legata e imbavagliata durante il viaggio di ritorno da Pechino.

All'inizio di gennaio, i firmatari Wang Shetao e Li Xiaocui, del villaggio Liangzhai nel Luoyang, sono morti carbonizzati in circostanze oscure dopo un incendio nella stazione di polizia dove erano stati arrestati.

Una volta tornati a casa, i firmatari spesso segnalano anche pestaggi da parte della polizia, molestie dai proprietari e datori di lavoro, e detenzione negli ospedali psichiatrici sebbene non abbiano alcuna malattia mentale.

Morti e "sparizioni" nei centri di detenzione non ufficiali, o "prigioni nere", sono inoltre comuni, ma le prove degli illeciti della polizia sono difficili da reperire perché le autorità sono solite rifiutare autopsie indipendenti.

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