24/08/2015, 00.00
MYANMAR
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Per compiacere il buddismo estremista, Naypyidaw emana la legge su poligamia e conversione

Il Parlamento birmano ha approvato la controversa norma, che potrebbe trasformarsi in arma per colpire minoranze e gruppi emarginati. Ancora oscuri i contenuti della legge, che rende più difficile il cambio di religione e colpisce le relazioni extra-coniugali. Attivista Hrw: fomenta l’instabilità fra confessioni.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il Parlamento birmano ha approvato una controversa legge che regola poligamia e conversioni, voluta con forza dalla frangia estremista buddista, che potrebbe diventare una nuova arma per colpire le minoranze e i gruppi più emarginati. Attivisti pro diritti umani e movimenti dell’opposizione lanciano l’allarme, sottolineando che il governo per compiacere l’ala fondamentalista interna legata al buddismo finisce per ledere diritti e libertà dei cittadini.

Il governo non ha finora pubblicato il testo della legge e non si conoscono nel dettaglio i contenuti. Tuttavia, attivisti pro diritti umani e gruppi della società civile affermano che le norme renderanno più difficile il cambio di religione, mentre la legge sulla poligamia potrebbe colpire con forza le relazioni extra-coniugali.

Le norme approvate nei giorni scorsi rientrano all’interno di una legge quadro più ampia, comprensiva di quattro diversi paragrafi, che rischia di limitare in modo pesante diritti e libertà delle minoranze religiose, in particolare dei musulmani. Fra queste vi è anche il decreto sui matrimoni misti e il controllo della popolazione, già approvati dai parlamentari di maggioranza nel recente passato.

Je Yaw Wu, parlamentare cattolico di opposizione al Senato, conferma l’approvazione della norma. La norma, afferma, è “un danno” ai diritti dei cittadini. Parere condiviso da David Mathieson, attivista di Human Rights Watch (Hrw), secondo cui essa è lo specchio di “un’agenda ultra-nazionalista” e potrebbe fomentare l’instabilità fra le religioni, divenendo un mezzo “per colpire le minoranze dopo le elezioni”.

A promuovere le controverse norme un gruppo di monaci buddisti radicali, che hanno acquistato sempre più peso e influenza in questi ultimi anni col pretesto di una presunta minaccia del buddismo e della purezza della razza birmana. La loro influenza è peraltro cresciuta di pari passo con il sentimento anti-musulmano e anti-Rohingya, frutto delle tensioni confessionali nello Stato occidentale di Rakhine.

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