29/12/2018, 08.09
UCRAINA-RUSSIA
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Poroshenko: la guerra, le elezioni, le Chiese

di Vladimir Rozanskij

Interrotto controvoglia lo stato di guerra. Ma il presidente ucraino continua a denunciare le minacce militari russe e chiede all’Occidente di intervenire. L’opposizione sospetta che sia tutta una manovra elettorale. Il partito di Poroshenko scende all’11% delle preferenze. Il 6 gennaio il presidente si recherà a Costantinopoli per ricevere il Tomos dell’autocefalia.

Mosca (AsiaNews) - Si è tenuta ieri a Kiev una riunione segreta dei dirigenti di tutte le istituzioni ucraine legate alla difesa e alle forze armate. È stato fatto un bilancio dei 30 giorni di regime di guerra, proclamato da Poroshenko e ora sospeso in attesa degli eventi.

Il regime di guerra in 10 regioni di confine tra Ucraina e Russia era stato introdotto il 26 novembre, dopo l’incidente dello stretto di Kerch, il passaggio del Mar d’Azov in cui i russi hanno sequestrato tre navi ucraine, valutato dalle autorità ucraine come un “atto di aggressione bellica diretta”. Sia i russi che gli ucraini hanno ammassato truppe e attrezzature belliche nelle zone di frontiera, e gli ucraini hanno denunciato il pericolo di invasioni marittime da parte delle navi russe.

L’unica vera misura restrittiva dell’ultimo mese, in effetti, è stata la riduzione degli ingressi nel paese dei cittadini russi tra i 16 e i 60 anni. Sono stati rifiutati oltre mille ingressi, tra cui anche diverse donne, dopo la verifica dei motivi del viaggio. Questa restrizione verrà prolungata a tempo indeterminato per decisione del Consiglio di Sicurezza; i controlli verranno rafforzati ulteriormente nel periodo delle feste di inizio anno.

Il presidente Poroshenko ha dichiarato di ritenere opportuno prolungare lo stato di guerra, ma si è astenuto dalla decisione per non arrivare all’annullamento delle elezioni presidenziali del prossimo 31 marzo; a fine dicembre dovrebbe iniziare ufficialmente la campagna elettorale. La sospensione dello stato di guerra è dovuta anche alla pressione delle opposizioni, che accusano il presidente di usare le minacce russe per salvare la propria poltrona. Anche con le posizioni aggressive anti-russe dell’ultimo mese, Poroshenko continua a essere in bilico nei sondaggi.

Diversi esponenti delle opposizioni chiedono piuttosto una forte azione diplomatica, per liberare i 24 marinai arresti dai russi, prigionieri di un gioco politico molto più grande di loro. Poroshenko risponde soltanto che le misure eccezionali hanno permesso di prepararsi alle possibili provocazioni russe, che d’altra parte a loro volta denunciano analoghe azioni da parte ucraina.

Le autorità ucraine continuano ad ammonire circa una escalation bellica dei russi durante le feste del nuovo anno, che secondo i vari calendari durano in pratica per tre settimane, fino al Battesimo (Epifania) del 19 gennaio. Citando anche fonti americane, molti osservatori a Kiev sottolineano che le dimissioni del ministro della difesa americano James Mattis permetterebbe ai russi di agire senza suscitare reazioni molto decise da parte degli Usa e degli altri Paesi occidentali. Proprio il presidente ucraino in questi giorni va ripetendo gli appelli all’Occidente perché intensifichi le pressioni contro la Russia, non limitandosi soltanto alle sanzioni.

Nel Paese è evidente la stanchezza della popolazione, dopo cinque anni di conflitto “ibrido”, e non tutti sostengono le posizioni radicali di Poroshenko, che ha usato anche il contrasto ecclesiastico tra Kiev, Costantinopoli e Mosca per rafforzare le proprie posizioni. Secondo i sondaggi, il partito del presidente rimane inchiodato all’11% circa, cedendo a quelli guidati dalla ex-premier Yulia Timoshenko (21%) e dell’attore filo-russo Vladimir Zelinskij (14%). Oltre il 50% degli intervistati, pur nell’incertezza sul voto, dichiara comunque di essere contrario al presidente uscente.

Molti ritengono che visto il relativo insuccesso dello “stato di guerra” per le proprie fortune politiche, Poroshenko userà in modo ancora più esplicito l’arma “ecclesiastica” per accrescere il consenso. Il 6 gennaio il presidente accompagnerà a Costantinopoli il nuovo metropolita Epifanyj di Kiev per ricevere il Tomos di autocefalia dal patriarca Bartolomeo, e i mesi della campagna elettorale saranno spesi nell’organizzare la struttura della nuova Chiesa, cercando di sottrarre ai russi il massimo numero di chiese possibili.

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