04/06/2014, 00.00
QATAR
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Qatar 2022: tangenti e corruzione sul primo Mondiale di calcio in Medio Oriente

Il Sunday Times denuncia un giro di affari milionario che ha portato all’assegnazione della rassegna iridata in Qatar. Protagonista il dirigente qatariota ed ex vice-presidente Fifa Bin Hamman. Lo scandalo tocca anche il presidente Uefa Platini e i rapporti tra calcio e affari che legano Parigi (e Berlino) a Doha. In corso un’inchiesta che potrebbe portare a un nuovo voto.

Doha (AsiaNews) - I Mondiali di calcio del 2022 in Qatar sono al centro di uno scandalo sportivo e finanziario, sul quale è al momento in corso un'indagine e che potrebbe concludersi con l'annullamento dell'assegnazione e l'apertura di un nuovo voto. Tuttavia, la vicenda è intricata e tocca i massimi organismi del calcio internazionale, il mondo degli affari e degli appalti miliardari, oltre che gli interessi in gioco dei Paesi che, nel 2010, hanno perso la sfida al cospetto della nazione araba. Fra questi gli Stati Uniti - con l'ex presidente Bill Clinton in prima linea a sponsorizzare la candidatura Usa e, secondo i bene informati, infuriato per la scelta dei giurati tanto da danneggiare la camera di albergo in Svizzera dove ha ricevuto la notizia - assieme a Inghilterra e Australia. Le ultime due nazioni hanno uno stretto legame con Rupert Murdoch, il magnate dell'editoria australiano proprietario del britannico Sunday Times che, per primo e in esclusiva, ha rivelato lo scandalo nei giorni scorsi. 

Secondo quanto denuncia il giornale vi è stato un vero e proprio "complotto" dietro l'assegnazione del Mondiale 2022; un evento che ha già sollevato feroci polemiche per le alte temperature (fino a 50 gradi) in concomitanza con lo svolgimento delle partite e il numero di operai morti nei cantieri, aperti per stadi e infrastrutture. Scambi di mail, documenti e conversazioni intercettate mostrerebbero un giro di corruzione, tangenti e fiumi di denaro finiti nelle tasche di alcuni alti dirigenti Fifa (la Federazione calcistica internazionale, presieduta da Sepp Blatter), chiamati a decidere a suo tempo la sede della rassegna iridata. 

Regista e artefice dello scandalo sarebbe l'ex vice-presidente Fifa Bin Hamman, membro per il Qatar dell'associazione e già presidente dell'Asian Football Confederation dal 2002 al 2011, quando viene cacciato e squalificato a vita per corruzione. Egli avrebbe versato cinque milioni di dollari in contanti e altri regali nelle tasche dei dirigenti, in particolare di Asia e Africa, assicurandosi così il voto favorevole per il proprio Paese. 

Dal materiale raccolto dal Sunday Times pare che l'ex dirigente qatariota avrebbe comprato le preferenze versando mazzette da 200mila euro ai presidenti delle federazioni e una super tangente di 1,6 milioni a Jack Warner, ex presidente della Concacaf (la Confederazione nord e centro americana). Le gravi accuse - che, seppur in maniera molto più velata, riguardano anche Russia 2018 - rischiano di creare un terremoto all'interno della Fifa e non è esclusa una nuova assegnazione, con Inghilterra e Australia pronte a raccogliere la sfida.

Nella vicenda sarebbe coinvolto anche il presidente Uefa ed ex calciatore di Francia e Juventus Michel Platini, che avrebbe avuto un incontro segreto (in Svizzera) con Bin Hammam poco prima del voto favorevole al Qatar. Dietro la colazione di lavoro fra il massimo dirigente francese (che nega ogni accusa) e il rappresentante arabo anche la corsa alla presidenza della Fifa nel 2011, nella quale Platini avrebbe dovuto (anche se poi ha rinunciato) sfidare l'allora uscente Blatter. Tuttavia, i legami fra la Francia e il Qatar - almeno a livello "sportivo" - non si fermano ai contatti Platini/Hamman: nel 2012 la Qatar Sports Investments ha rilevato la proprietà del Paris Saint-Germain, squadra del cuore dell'allora capo di Stato Nicolas Sarkozy; al contempo, il figlio di Platini Laurent è diventato amministratore delegato della Burrda, azienda del mondo dello sport di proprietà del Qatar. 

Il presidente Sepp Blatter (nella foto) già nei mesi scorsi aveva già giudicato un errore la scelta del Paese arabo per le "temperature troppo alte", anche se l'esecutivo Fifa ha deliberato a larga maggioranza "che si sarebbe potuto giocare ugualmente". Per il padrone del calcio mondiale vi sarebbe stata una "spinta politica" in particolare da Parigi e Berlino per l'assegnazione dei mondiali nel ricco Paese arabo. Egli non ha mancato di sottolineare la presenza di "grandi gruppi francesi e tedeschi" che operano in Qatar, sebbene i due governi abbiano con prontezza respinto al mittente le accuse. 

Del resto fin dalle prime battute la scelta del Qatar aveva sollevato dubbi e alimentato incertezze, a causa della scarsa dimestichezza con il calcio della piccola nazione araba. Della vicenda hanno iniziato a interessarsi anche le agenzie di scommesse, che accettano giocate in merito all'esito dell'inchiesta e sulla località in cui si terranno i mondiali 2022. A guidare le indagini sul caso corruzione denunciato dal Sunday Times è l'ex procuratore federale statunitense Michael Garcia, che entro il mese prossimo dovrebbe presentare il suo rapporto finale. Intanto il Qatar minaccia di adire alle vie legali, rivendicando il "diritto" di ospitare la manifestazione per sé e per tutto il Medio oriente. A preoccupare le massime autorità del Paese non sono le possibili ripercussioni in campo economico - si fermerebbero i cantieri per gli stadi, non le metropolitane e le molte altre infrastrutture in cantiere - ma i danni all'immagine di una realtà nuova e in continua espansione. 

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