01/03/2007, 00.00
INDIA
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Requisite terre alla Chiesa, con il pretesto di restituirle ai tribali

di Nirmala Carvalho
Succede in Chhattisgarh, dove è in atto una vera e propria campagna contro le proprietà terriere dei cristiani. Nel mirino delle autorità, la diocesi di Jashpur: ieri funzionari locali hanno annunciato la requisizione di un terreno dove da 30 anni sorge una cappella. Vescovo locale: è un furto legalizzato, il governo strumentalizza la legge a suo favore.
Mumbai (AsiaNews) – Il governo del Chhattisgarh, India centrale, sta gradualmente requisendo terre di proprietà della Chiesa con il pretesto di restituirle ai tribali, ritenuti i legittimi proprietari. La denuncia è dei cristiani locali che ieri hanno protestato contro l’intenzione delle autorità locali di requisire un terreno su cui da 30 anni sorge una cappella.
 
Protagonisti della piccola “rivolta” gli abitanti del villaggio di Jamjunwani. Ieri funzionari dell’Ufficio delle entrate sono arrivati nel villaggio per misurare l’appezzamento, di proprietà della diocesi di Jashpur, operazione “necessaria prima di effettuare il passaggio ai proprietari originari”.
I fedeli hanno fatto un cordone umano per impedire il lavoro dei funzionari; si sono poi seduti tutti all’interno della cappella per alzarsi solo a notte inoltrata.
Il vescovo Viktor Kindo spiega ad AsiaNews che tutta l’iniziativa del governo statale non è altro che un furto legalizzato: “La cappella è stata costruita sulla terra donata alla Chiesa dal padre di un sacerdote, anche lui tribale, e ora defunto”. “La cappella è utilizzata non solo come luogo religioso, ma anche di incontro e attività sociali per la popolazione tribale.
 
Secondo il presule, il governo “abusa della legge” per compiere operazioni fraudolente. La sezione 170(b) del Codice dei beni terrieri del Madhya Pradesh e del Chhattisgarh prevede infatti che “se ci si appropria di terre dei tribali con mezzi fraudolenti o inganno, quelle terre devono tornare ai proprietari originari”.
 
La diocesi di Jashpur è da tempo nel mirino delle autorità; al momento sono aperti 271 casi contro tribali cristiani, di cui 250 riguardano acquisizioni di terre da tribali non cristiani. Mons. Bindo sottolinea che “l’identità tribale non si annulla con l’appartenenza religiosa e ricorda che a ribadirlo è stata la stessa Corte Suprema”.
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