04/10/2019, 08.15
ARABIA SAUDITA
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Riyadh, fra reali e businessman critiche e insofferenze sulla leadership di Mbs

Parte della famiglia reale e del mondo degli affari mostra una crescente insofferenza verso il principe ereditario. I dubbi sulle capacità di guida aumentate dopo l’attacco alle raffinerie. Critiche per la politiche anti-iraniane e il coinvolgimento nello Yemen. La sola alternativa è il 77enne Ahmed bin Abdulaziz, fratello di re Salman.

Riyadh (AsiaNews/Agenzie) - In Arabia Saudita una parte sempre più consistente della famiglia reale e del mondo degli affari mostra insofferenza e frustrazione verso la leadership del principe ereditario (riformista) Mohammad bin Salman (Mbs), l’uomo forte del regno wahhabita. Fonti diplomatiche e personalità vicine alla famiglia reale Saud, composta da oltre 10mila membri fra i vari rami e discendenze, interpellate dalla Reuters confermano - dietro anonimato - un clima di “preoccupazione” sulle reali capacità di comando del 34enne Mbs. Dubbi e incertezze che sono aumentati nelle ultime due settimane, in seguito al duplice attacco alle raffinerie di petrolio saudite. 

Il raid al cuore della risorsa per eccellenza dell’economia saudita, il greggio, ha alimentato le critiche e le perplessità di quanti criticano la politica estera di bin Salman: legame a doppio filo con gli Stati Uniti, apertura verso Israele e attacco a tutto campo l’Iran, considerato nemico numero uno della regione. “Vi è grande risentimento  - spiega una fonte - verso la leadership del principe ereditario” che non è stato in grado di “sventare l’attacco”. 

A dispetto delle critiche, vi è ancora oggi una fetta consistente della popolazione saudita - soprattutto fra la gente comune - che manifesta sostegno e apprezzamento per Mbs, considerato un leader deciso e dinamico. Il quale, nei giorni scorsi, è tornato ad attaccare Teheran chiedendo una azione “forte e decisa” della comunità internazionale, aggiungendo però di prediligere la via della “soluzione pacifica” rispetto al conflitto militare.

Nel regno saudita vige una monarchia assoluta sunnita, retta da una visione wahhabita e fondamentalista dell’islam. Il principe ereditario è il prossimo in linea di successione all’83enne monarca re Salman e il leader “di fatto” del Paese. Egli ha promesso di trasformare il regno in una nazione moderna; le riforme introdotte negli ultimi due anni hanno toccato la sfera sociale e i diritti, fra cui il via libera per la guida alle donne e l’accesso (controllato) agli stadi.

Tuttavia, gli arresti di alti funzionati e imprenditori, la repressione di attivisti e voci critiche e, in ultimo, la vicenda Khashoggi gettano un’ombra sul reale cambiamento. Critiche che emergono con forza crescente anche all’interno del mondo musulmano, soprattutto fra i giovani che attaccano quelle che definiscono “regno del terrore” perpetrato da bin Salman per conservare il potere. 

Mbs è anche titolare della Difesa, quindi gli attacchi alle raffinerie hanno minato il prestigio e l’autorevolezza del leader in pectore. “Vi è un calo di fiducia - afferma Neil Quilliam, analista di primo piano della Chatham House ed esperto di Arabia Saudita e nazioni del Golfo - nelle sue capacità di garantire la sicurezza del Paese e, di conseguenza, nelle sue politiche”. 

Le voci critiche affermano che la politica estera aggressiva verso l’Iran e il coinvolgimento nello Yemen hanno esposto il regno wahhabita agli attacchi dall’esterno. E il rafforzamento del controllo ha finito per indispettire parte della leadership, oggi relegata ai margini. Inoltre Mbs viene accusato di aver piazzato fedelissimi in ruoli chiave, benché inadeguati al ruolo.  

Alcuni membri della famiglia reale vedono nel 77enne principe Ahmed bin Abdulaziz, il solo fratello di re Salman ancora in vita, la sola alternativa possibile all’ascesa di Bin Salman. Egli godrebbe del sostegno di alcuni elementi della famiglia al Saud, di parte dell’apparato di sicurezza e di alcune potenze occidentali. “Tutti guardano ad Ahmed - afferma un uomo d’affari - per vedere ciò che farà. La famiglia continua a pensare che sia il solo che può salvarli”, ma non vi sono segni in base ai quali egli sia davvero intenzionato a lottare per il potere e la leadership.

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