10/02/2010, 00.00
COREA
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Seoul: nord-coreani a rischio fame. Pyongyang ammette: politiche monetarie sbagliate

Nel 2009 si è registrato nella produzione un calo di 200mila tonnellate di grano rispetto all’anno precedente. Per sfamare l’intera popolazione servono 5,4 milioni di tonnellate, ma nel 2009 il raccolto non ha superato i 4,1 milioni. Il regime conferma che la crescita dell’inflazione è causata dalla rivalutazione monetaria e chiede scusa ai nord-coreani.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – La carenza di derrate alimentari in Corea del Nord nel 2010 è destinata a peggiorare. Lo scorso anno la produzione di grano è diminuita in modo sensibile e la popolazione è a rischio fame. È quanto ha affermato oggi un funzionario sud-coreano, in condizioni di anonimato. Una crisi ammessa anche dalla leadership del regime comunista nord-coreano: il "Caro leader" Kim Yong Il, infatti, si “scusa” con la popolazione per l’inflazione causata dalla rivalutazione monetaria e promette migliori produzioni per garantire cibo a ogni cittadino.
 
Una fonte del Ministero sud-coreano per l’unificazione sottolinea che, nel 2009, Pyongyang avrebbe prodotto 4,1 milioni di tonnellate di grano, con una diminuzione di 200mila tonnellate rispetto al 2008. Un dato di molto inferiore ai 5,4 milioni di tonnellate di grano annui, necessari per soddisfare la domanda interna e sfamare 24 milioni di cittadini.
 
Le stime fornite dal governo di Seoul si basano sulla simulazione elaborata dalla Rural Development Administration, che ha analizzato i dati sulla produzione forniti dalla Corea del Nord, comparandoli con altri elementi quali clima e condizioni del suolo. La diminuzione di circa 1,3 milioni di tonnellate di grano equivale a quasi quattro mesi di scorte alimentari.
 
Il calo della produzione è aggravato dalla sospensione delle forniture di fertilizzanti provenienti da Seoul – a causa delle tensioni sul nucleare e gli esperimenti missilistici voluti da Pyongyang – e il rifiuto, nel marzo scorso, di un consistente blocco di aiuti umanitari dagli Stati Uniti.
 
La grave crisi umanitaria in Corea del Nord è ammessa anche dai vertici del regime nord-coreano, che riconosce – a denti stretti – di aver promosso politiche economiche fallimentari. Secondo l’associazione Good Friends, gruppo umanitario sud-coreano attivo nel Nord, il premier Kim Yong Il si sarebbe scusato per “l’inflazione causata dalla rivalutazione monetaria” promossa lo scorso anno.
 
Essa avrebbe generato “confusione e rivolte”, per la mancanza di chiarezza sul prezzo dei beni al consumo e delle derrate alimentari. Tanto da far tornare il baratto come metodo di commercio fra la gente. Per il 2010 la leadership di Pyongyang ha assicurato che “la priorità sarà la risoluzione del problema cibo” e assicurare un pasto a tutti i cittadini nord-coreani.
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