12/10/2018, 16.15
VATICANO
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Sinodo: formazione contro fondamentalismo, corruzione e perdita delle proprie radici

Negli interventi di delegati fraterni la necessità di favorire nei giovani attraverso preghiera e ascesi un rapporto personale, di amicizia, con Cristo in tempi caratterizzati da “maestri improvvisati che si autoproclamano detentori della verità. La chiamata rivolta da Dio a tutti i giovani ad essere mediatori e ponti nella convinzione che “tutti siamo figli amati da Dio”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Una buona formazione come antidoto alle minacce che incombono sui giovani e che vanno dal fondamentalismo alla corruzione, alla perdita delle proprie radici culturali. Questo uno dei temi maggiormente affrontati stamattina negli interventi al Sinodo dei vescovi sui giovani.

Negli interventi dei vescovi è emersa la domanda su come rispondere al desiderio di giustizia inscritto nel cuore dei giovani. L’idea è di agire innanzitutto su una buona formazione cristiana e umana, ma con un approccio che non sia esclusivamente “occidentale”. L’invito è ad un cambiamento culturale: occorre una maggiore attenzione al tema della migrazione, della povertà e della perdita delle radici culturali che affligge tanti giovani nei Paesi del sud del mondo. Da questi luoghi va attinta anche la gioiosa testimonianza di fede: in alcuni paesi africani ad esempio l’aspirazione di un giovane alla vita consacrata o sacerdotale è una gioia per la famiglia e la società.

Commovente è stata la testimonianza di un iracheno che ha raccontato una quotidianità fatta di minacce, rapimenti, uccisioni, fughe, come quella dei 120 mila fedeli dalla Piana di Ninive sotto la minaccia dell’Isis. Il timore grande – ha confidato – è che perdendo la fiducia nel futuro l’Iraq un giorno possa svuotarsi dei cristiani.

Significativi, poi, gli interventi dei delegati fraterni.  Dopo il reverendo Tim Macquiban, direttore del Methodist Ecumenical Office, che questa mattina aveva messo in luce il valore dei movimenti laicali, nel pomeriggio hanno preso la parola altri 6 esponenti di diverse confessioni cristiane. Il Metropolita dei Dardanelli negli Stati Uniti, Nikitas Lulias, in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico, ha invocato una nuova ondata di freschezza, un nuovo soffio dello Spirito che aiuti i cristiani a presentare la fede ai giovani senza formule rigide, nel rispetto della verità del Vangelo. Da parte sua il vescovo Atanasio di Bogdania delegato della Chiesa Ortodossa Romena ha posto in luce la necessità di favorire nei giovani attraverso preghiera e ascesi un rapporto personale, di amicizia, con Cristo in tempi caratterizzati da “maestri improvvisati che si autoproclamano detentori della verità.

A nome della Federazione Luterana Mondiale, la giovane tedesca Julia Braband ha ricordato come i giovani non siano solo il futuro, ma il presente della Chiesa, pertanto vanno guardati negli occhi, ascoltati e resi partecipi. Il rappresentante valdese della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate Marco Alfredo Fornerone ha sottolineato la “sorprendente vicinanza” con il Sinodo percepita durante questi giorni in Vaticano, con l’invito ad “osare fino in fondo l’apertura all’ascolto” perché – ha osservato - “la realtà è più importante dell’idea”. Altra giovane presenza femminile, rappresentante del Consiglio Mondiale delle Chiese, Martina Viktorie Kopecka ha puntato l’attenzione sulla chiamata rivolta da Dio a tutti i giovani ad essere mediatori e ponti nella convinzione che “tutti siamo figli amati da Dio”. Infine il vescovo anglicano di Nairobi in Kenya Joel Waweru Mwangi ha espresso apprezzamento sull’ascolto dei giovani da parte della Chiesa Cattolica e del Papa. Gli effetti della distruzione della famiglia – ha ammonito – saranno catastrofici al pari dei cambiamenti climatici e come cristiani siamo chiamati a denunciarli. L’importanza della famiglia e dei formatori, radici di cui i giovani come rami di un albero necessitano per crescere, è ritornata costantemente negli interventi dei Padri sinodali.

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