29/04/2021, 08.41
SIRIA
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Siria, sette donne fra i 51 candidati alle elezioni presidenziali

Ieri si sono chiuse le liste ufficiali per il voto in programma il 26 maggio. Ogni candidato per presentarsi alle urne dovrà ottenere il sostegno di un parlamentare. Francia, Stati Uniti e Regno Unito parlano già di elezioni farsa. Per la Russia sono “inammissibili interferenze negli affari interni”.

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Sono almeno 51, fra cui sette donne (una prima assoluta), i candidati alle prossime elezioni presidenziali in Siria in programma il 26 maggio. I parlamentari hanno espresso in queste ore le loro preferenze e quanti, fra quanti si sono registrati nelle liste ufficiali, otterranno il sostegno di almeno 35 deputati - sui 250 in totale della Camera - potranno poi presentarsi alle urne. Tuttavia, analisti ed esperti ritengono scontata la conferma del leader uscente Bashar al-Assad, per un voto che i membri occidentali del Consiglio di sicurezza Onu (Francia, Stati Uniti e Regno Unito) respingono in partenza. 

Il voto del mese prossimo coinvolge un Paese ancora segnato da una decennale guerra sanguinosa che ha causato quasi 400mila morti e innescato una crisi economica, sociale e sanitaria - acuita dalla pandemia di Covid-19 - devastante. La moneta locale, la lira siriana, è crollata rispetto al dollaro innescando una vera e propria esplosione dell’inflazione. 

Secondo l’agenzia ufficiale Sana “il processo in virtù del quale i parlamentari approvano i candidati all’elezione presidenziale si è concluso”. Ad oggi non vi è una data prevista per la pubblicazione della lista ufficiale dei pretendenti alla presidenza, per una tornata elettorale che molti dei governi in Occidente giudicano un simulacro della democrazia. 

Il governo di Damasco ha invitato parlamentari di nazioni alleate fra cui Cina, Iran, Russia, Venezuela e Cuba a “osservare il processo elettorale” e attestarne la validità. Si tratta del secondo voto dall’inizio della guerra nel 2011 ed è scontata la conferma al quarto mandato per Assad, che si dovrà confrontare con candidati semi-sconosciuti. 

Nicolas de Rivière, ambasciatore francese all’Onu, ha detto che Parigi “non riconoscerà alcuna validità alle elezioni previste dal regime a fine maggio”, perché manca una “supervisione internazionale” come previsto dalla risoluzione 2254 delle Nazioni Unite. L’omologo americano Linda Thomas-Greenfield aggiunge che “la mancata adozione di una nuova Costituzione è la prova che le cosiddette elezioni del 26 maggio saranno una farsa”. Il diplomatico di Londra all’Onu Sonia Farrey parla di “disprezzo per il popolo siriano”. Opposta la posizione dell’ambasciatore russo Vassily Nebenzia, secondo cui è “angosciante che alcuni Paesi rifiutino l’idea stessa di queste elezioni e abbiano già dichiarato [a priori] l’illegittimità”, mostrando “inammissibili interferenze negli affari interni della Siria”.

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