18/02/2011, 00.00
AFGHANISTAN
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Sotto i piedi dei talebani oltre 3mila miliardi di dollari in terre rare e metalli pregiati

Il ministro afghano delle Miniere annuncia le grandi ricchezze del Paese. Per alcune miniere l’estrazione inizierà presto, ma le terre rare sono in una zona dei ribelli talebani. Una grande risorsa per sviluppare le strutture e creare lavoro.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – In Afghanistan ci sono giacimenti di terre rare, oro, rame, ferro e altri minerali per oltre 3mila miliardi di dollari. Il problema è che le terre rare sono concentrate nella banchina meridionale del Fiume Helmand, tradizionale roccaforte dei ribelli talebani.

Questi giacimenti sono noti almeno dalle ricerche compiute dall’Unione Sovietica negli anni ’70, anche se la loro estensione era stata sottovalutata. Geologi Usa nel 2007 hanno stimato questi giacimenti pari a 1,4 milioni di tonnellate. Di recente Wahidullah Shahrani, ministro afghano per le Miniere, ha detto che ci sono molti altri depositi, sparsi per tutto il Paese.

Ma finora la ricerca si era concentrata sui giacimenti di rame, ferro e petrolio. Infatti il costo di estrazione delle terre rare è elevato e la Cina le vendeva a tutto il mondo a prezzo molto inferiore.

Ma dal 2009 la Cina ha diminuito in modo drastico le esportazioni delle terre rare, dicendo che deve preservarle per ragioni ambientali e per le proprie esigenze. Questi minerali sono essenziali nell’elettronica e in molti settori, dai telefoni cellulari agli autoveicoli ecologici. Per il 2011 ha già annunciato che ridurrà ancora le esportazioni. La notizia ha preoccupato le industrie di alta tecnologia, in particolare il Giappone verso il quale Pechino ha persino bloccato di fatto l’esportazione a settembre, durante una disputa per la sovranità su un gruppo di isole. Ora Tokyo progetta di creare un riciclaggio delle terre rare, come pure di cercare loro sostituti.

La Cina produce il 97% di questi minerali, ma si stima che abbia non più del 30% delle riserve mondiali. Stati Uniti, Australia e altri produttori avevano fermato l’estrazione perché non redditizia, di fronte all’economica produzione cinese. Ma ora è ripresa la ricerca e l’estrazione di questi minerali, anche se occorrerà tempo per raggiungere una produzione adeguata.

La mancanza di infrastrutture e i gravi problemi di sicurezza, specie nelle zone lontane dalle grandi città, rende per ora arduo lo sfruttamento minerario, o addirittura impossibile. Ma intanto esperti statunitensi continuano le ricerche: la zona di Khan Neshin, sempre presso il fiume Helmand, è stimata avere 89 miliardi di dollari di terre rare e niobio, altro minerale usato nell’alta tecnologia.

Lo sfruttamento dei giacimenti è una grande opportunità per il Paese: oltre al ricavato per la cessione dei diritti di sfruttamento, ci sarebbe lavoro, in una zona poco sviluppata, per operai nelle miniere ma anche per chimici, fisici, ingegneri impegnati nella ricerca e nell’estrazione, come pure sarebbero create infrastrutture per i trasporti e le comunicazioni e incrementati i commerci.

Esperti prevedono che lo sfruttamento non possa iniziare in tempi brevi, occorrono ulteriori studi geologici e, soprattutto bisogna realizzare infrastrutture e rendere la zona sicura. Ma sono concordi che nel lungo termine questa potrà essere una grande ricchezza per la regione.

Intanto sarà possibile iniziare lo sfruttamento di giacimenti in altre zone, come i depositi di oro e rame stimati 30 miliardi a Zana Khan, nella provincia di Ghazni, che si prevede cominci entro 5 anni. O l’estrazione dai depositi di litio delle province di Herat, Ghazni, Nimroz e Farah, valutati 60 miliardi di dollari, che si prevede inizi entro un anno, e la produzione in larga scala da 2 a 4 anni dopo.

Intanto nel Paese è attiva anche la Cina, e la China Metallurgical Construction ha acquisto i diritti di sfruttamento del vasto giacimento di rame a Aynak, nella settentrionale provincia di Logar.

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