27/03/2015, 00.00
UZBEKISTAN
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Tashkent, indagava sullo sfruttamento di minori nei campi di cotone: espulso esperto russo

Il governo del Paese ha arrestato e poi cacciato il consulente di una azienda inglese che operava in Uzbekistan in base agli accordi con la Banca Mondiale. L’istituzione finanziaria condiziona i prestiti agricoli all’eliminazione del lavoro minorile nei campi di cotone. L’esperto aveva avuto contatti con l’unica ong in difesa dei diritti umani che opera nel Paese. Tashkent aggira da anni i controlli e il boicottaggio delle aziende americane ed europee.

Tashkent (AsiaNews) - Le autorità dell’Uzbekistan hanno arrestato, detenuto ed espulso Andre Mrost, consulente internazionale esperto in diritto del lavoro che stava conducendo una serie di indagini sullo sfruttamento del lavoro minorile nei campi di cotone. A rivelarlo è il gruppo Cotton Campaign, secondo cui l’episodio “minerebbe seriamente la credibilità internazionale del Paese centroasiatico”, soprattutto in vista del programma agricolo che la Banca Mondiale ha deciso di attuare in Uzbekistan.

Il 19 marzo scorso il governo ha arrestato il dr. Mrost, consulente della Just Solutions Network, Ltd., un’azienda inglese che ha presentato un’offerta su un meccanismo di controllo dei prestiti stanziati dall’istituzione finanziaria internazionale. Lo scorso anno infatti, la Banca Mondiale ha iniziato a elargire prestiti nel settore agricolo del Paese, ma ha condizionato il suo aiuto all’eliminazione delle pratiche di sfruttamento lavorativo nei territori in cui il progetto avrebbe operato. La presenza di Mrost in Uzbekistan rientrava tra le condizioni imposte per l’elargizione dei prestiti gratuiti.

L’esperto internazionale ha dichiarato agli attivisti di Cotton Campaign di essere stato avvicinato da “tre uomini vestiti di nero” e da tre poliziotti, che gli hanno chiesto di mostrar loro il passaporto e lo hanno condotto alla vicina stazione di polizia. Lì è stato interrogato da un rappresentante del ministro del Lavoro uzbeko, dagli ufficiali di polizia e, infine, da un rappresentante dei servizi di sicurezza nazionale. Il consulente è stato costretto a firmare un documento di cui non ha compreso il contenuto - dal momento che era redatto in lingua locale -, poi è stato scortato in aeroporto dove gli ufficiali doganali hanno stampato sul suo passaporto il divieto di rientro in Uzbekistan.

Quando è stato arrestato, il dr. Mrost - uno stimato sindacalista russo, che ha lavorato negli anni ‘90 come rappresentante regionale della International Trade Union Confederation (ITUC) - era ad un incontro con i rappresentanti di Ezgulik, l’unica ong per la difesa dei diritti umani registrata in modo ufficiale nel Paese.

Quello dello sfruttamento del lavoro minorile nei campi di cotone è una pratica disumana che ha origini antiche nel Paese. Negli scorsi anni si sono accumulate diverse denunce di dissidenti e attivisti che hanno lanciato appelli per boicottare la vendita del cotone raccolto in modo coatto dai bambini uzbeki. I minori, infatti, sono costretti a lavorare nei campi durante il periodo del raccolto, di solito tra metà settembre e novembre, perché la loro manodopera costa molto meno rispetto a quella di una adulto.

Le scuole vengono appositamente chiuse dal governo per permettere la raccolta della materia prima che frutta il 25% delle esportazioni nazionali (secondo i dati del 2011). I bambini vengono minacciati di espulsione se si rifiutano si eseguire gli ordini e le loro famiglie screditate in pubblico.

Nonostante alcune grandi catene commerciali americane ed europee si siano rifiutate più volte di acquistare il cotone proveniente dall’Uzbekistan, le autorità del Paese hanno sempre trovato il modo di aggirare i controlli. Per esempio, vendendo il cotone a Paesi come Cina, India, Pakistan e Bangladesh che lo lavorano e poi lo rivendono come prodotto proprio.

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