07/02/2008, 00.00
IRAN
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Teheran: erano 909 i candidati riformisti, sono rimasti in 138

Scende ancora il numero di seggi consentiti dal comitato esecutivo per le elezioni che si terranno il prossimo 14 marzo. Clima di pessimismo tra i riformisti iraniani.
Tehran (AsiaNews/Agenzie) – Erano 909 i riformisti che avevano annunciato la candidatura alle prossime elezioni parlamentari in Iran. Sono rimasti ben pochi dopo che il ministro degli interni, membro del comitato esecutivo per le elezioni, ha respinto le candidature di altri 180 riformisti, con il risultato che soltanto 138 concorreranno per i 31 seggi rimasti.
 
In Iran il processo che porta alle elezioni comporta una fase di analisi e verifica in cui il Consiglio dei guardiani, nominato dalla Guida Suprema – carica ricoperta dall'ayatollah Ali Khamenei – ha il compito di approvare le candidature alla presidenza. Forma inoltre Comitati esecutivi nelle varie province che esaminano attentamente le candidature per i seggi.
 
È il Consiglio dei guardiani che ha l’ultima parola su chi può concorrere e nelle precedenti elezioni del 2004 ha chiuso la strada a più 2000 candidati, per lo più riformisti, facilitando così l’ascesa al potere dei conservatori che di conseguenza occupano la maggioranza dei seggi in Parlamento.
 
Mohammad Ali Abtahi, ex vice presidente durante il mandato del riformista Khatami, deluso dell’infelice panorama politico ha detto: “Ora che sembrano esserci solo 31 seggi disponibili per i riformisti, non ci sono i candidati perchè non sono stati approvati dal comitato. Avendo negato la possibilità ai leder riformisti più influenti di concorrere, le coalizioni di sostenitori che si erano formate in molte province stanno rinunciando a sostenere la campagna elettorale che appare ormai priva di senso. Inoltre anche i pochi candidati influenti a cui sarà consentito partecipare stanno mettendo in discussione la loro corsa, visto che senza campagna elettorale le chance di prendere voti sono minime”.
 
Il portavoce di alcune coalizioni di riformisti, Abdollah Nasseri, riporta il clima di pessimismo che regna tra i mancati candidati e i sostenitori dopo il verdetto del comitato esecutivo.
 
Non mancano tuttavia dissapori anche nell’ala ultra-conservatrice dove Ali Larijani, ex membro del Consiglio Nazionale per la sicurezza iraniano che lasciò la carica per divergenze “ideologiche” con il presidente Ahmadinejad, ha formato una sua lista con i pesi massimi della frangia conservatrice, come il sindaco di Teheran, e si candiderà alle prossime elezioni.
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