14/07/2017, 12.50
CAMBOGIA
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Thailandia, l’esodo di migliaia di migranti cambogiani senza documenti

Dal 28 giugno scorso, in 8.328 hanno fatto ritorno in Cambogia. Rischiano multe tra i 1.000 e i 2.000 euro e pene fino a cinque anni di reclusione. La mancanza di denaro è il fattore principale che incentiva i migranti a restare senza documenti. I rimpatriati decidono di rimanere nel Paese d’origine o di ritornare in Thailandia senza documentazione.

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Per paura delle sanzioni del governo thailandese, nelle ultime settimane migliaia di cambogiani senza regolari documenti hanno fatto ritorno, per volontà o costretti, al loro Paese natio.

Con la nuova legge sul lavoro, approvata alla fine di giugno, i lavoratori stranieri senza permesso rischiano multe tra i 1.000 e i 2.000 euro e pene fino a cinque anni di reclusione. Per i loro datori di lavoro, le autorità hanno disposto ammende di 23.500 euro circa per ciascun lavoratore illegale.

In totale, dal 28 giugno scorso 8.328 migranti hanno attraversato il confine thailandese-cambogiano. Molti dei rimpatriati sono tornati in Cambogia per propria volontà, alcuni su disposizione dei loro datori di lavoro. L'esodo è rallentato durante la settimana scorsa, tornando alla normalità dopo che il governo thailandese ha sospeso l'applicazione delle sanzioni fino alla fine dell'anno.

In cerca di reddito per sostenere se stessi e le loro famiglie, molti dei cambogiani che attraversano il confine per lavorare in Thailandia sono minori, categoria più a rischio di sfruttamento, abuso e traffico di esseri umani. Molto spesso essi ricevono il loro stipendio ogni anno in una somma forfettaria, il che significa che sono costretti a prendere in prestito denaro dal loro datore di lavoro per comprare qualsiasi cosa. Un simile accordo espone i migranti ad una serie di problemi, quali “malattie dovute a povertà e malnutrizione, violazioni di diritti umani e debiti”. Si stima che i minori costituiscano dal 10 al 15% dei migranti di ritorno.

La mancanza di denaro è il fattore principale che incentiva i migranti a restare senza documenti, dal momento che molti di loro non sono in grado di permettersi le tasse per il rilascio di un passaporto. La maggior parte delle migrazioni è finanziata da prestiti, che spingono i migranti a trovare lavoro in modo rapido all'arrivo e spesso provocano maggiore indebitamento quando la ricerca fallisce.

Secondo alcune Ong, molte delle persone che hanno fatto ritorno in Cambogia, non potendo pagare le tasse per le certificazioni, decidono di rimanere nel Paese d’origine o di ritornare in Thailandia senza documentazione, a proprio rischio. Molti rimpatriati affermano che i datori di lavoro hanno prestato loro il denaro per tornare in maniera legale. Tuttavia, essi aggiungono che l'importo spesso non è sufficiente a coprire i costi e che le tasse per il passaporto sarebbero detratte dai loro stipendi mensili.

Un recente comunicato del ministero del Lavoro ha chiarito che il costo per un passaporto normale è di circa 100 euro e di 200 euro per un passaporto rilasciato in un giorno. In realtà, spesso i migranti pagano molto di più, quasi otto volte il dovuto.

Per ottenere un maggior numero di migranti regolari, il portavoce del ministero del Lavoro Heng Sour ha dichiarato la scorsa settimana che il ministero produrrà documenti di viaggio equivalenti ai passaporti, a partire dalla prima settimana di agosto. Il documento, che costerà circa 110 euro, sarà valido per cinque anni e verrà rilasciato negli uffici governativi in Thailandia. Quelli che sono completamente privi di documenti, ha affermato il portavoce, dovranno registrarsi presso il Dipartimento di occupazione thailandese durante una finestra di due settimane che terminerà il 7 agosto. Vi sarà poi un “processo di verifica” con i rappresentanti del governo cambogiano.

La maggior parte dei lavoratori non sarebbe però in grado di richiedere il libretto di viaggio disponibile in Thailandia, in quanto per richiederne il rilascio è necessario avere con sé un certificato di famiglia, una carta d'identità e il certificato di nascita. Senza questi documenti, la maggior parte dei migranti non avrebbe altra scelta se non tornare volontariamente in Cambogia.

Per risparmiare sul viaggio di ritorno, molti migranti si recano presso posti di blocco della polizia situati sul lato thailandese del confine e poi si consegnano alla polizia, che li trasporta verso il lato cambogiano. Tuttavia, gli arresti e le deportazioni per i lavoratori illegali sono tuttora diffusi, seppur diminuiti in virtù dell’esodo volontario.

Nonostante l'apparente ritorno dei flussi alla normalità, dopo i picchi dovuti all’entrata in vigore della nuova legge, resta da vedere quanti lavoratori illegali cambogiani riceveranno i regolari documenti prima della fine dell'anno e cosa accadrà nel 2018, quando le dure sanzioni entreranno in vigore.

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