06/04/2009, 00.00
IRAQ
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Uccisi cinque cristiani. Arcivescovo di Kirkuk perplesso sul ritiro Usa

Mons. Sako lancia l’allarme: la partenza dell’esercito statunitense rischia di far precipitare il Paese “in una guerra civile”. Tra il 31 marzo e il 4 aprile assassinati cinque cristiani a Kirkuk, Baghdad e Mosul. Nella Settimana santa il prelato chiede di pregare “perché il sangue dei martiri riporti la pace”.
Kirkuk (AsiaNews) – Il ritiro delle forze di sicurezza americane “crea un vuoto” che potrebbe sfociare “in una guerra civile” e alla “divisione del Paese”. È l’allarme lanciato da mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, il quale conferma “l’assassinio di cinque cristiani irakeni” fra la fine di marzo e i primi di aprile.
 
“Non si è ancora vista una vera riconciliazione fra i gruppi etnici e religiosi – racconta il prelato – e la sicurezza resta ancora fragile. Esercito e polizia locali non sono in grado di mantenere l’ordine e il controllo del Paese”; la partenza dell’esercito americano potrebbe causare “un ulteriore aumento delle violenze”. Le parole di mons. Sako sono a commento delle ultime notizie riguardanti l’uccisione di alcuni cristiani.
 
La mattina del 31 marzo a Kirkuk è stato ucciso Sabah Aziz Solaiman: l’uomo, 71enne, è morto in seguito a un tentativo di rapina nella sua abitazione. I banditi sono penetrati all’interno della casa, rubando beni e oggetti, infine hanno ucciso l’uomo senza alcuna pietà. La moglie si è salvata perché era appena uscita per andare al lavoro. Il primo aprile a Baghdad Nimroud Khodir Moshi – proprietario di un ristorante nel quartiere al Mashtal – è stato freddato a colpi di pistola davanti all’ingresso del locale. Gli assassini sono fuggiti facendo perdere le loro tracce. Il due aprile nel quartiere al’ Dora’ Mecanic sono morte due sorelle di 47 e 60 anni. L’ultimo attacco il 4 aprile a Mosul, nel quartiere al Madida: Abudul Aziz Elias Aziz, riparatore di generatori elettrici, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco sulla soglia della sua officina.
 
L’arcivescovo di Kirkuk conferma la “preoccupazione” che tutte queste violenze spingano i cristiani a un esodo “che pare non finire”; egli ribadisce il “pericolo” che una storia di duemila anni venga “cancellata dal Paese”. La fuga dei cristiani, inoltre, aumenta il pericolo per quanti “decidono di restare”. “In questa Settimana santa – è l’appello di mons. Sako ad AsiaNews – preghiamo per la pace e la stabilità dell’Iraq, preghiamo perché il sangue dei martiri possa riportare la pace. Cristo crocifisso e risorto ci chiede di perseverare e mantenere questa presenza e testimonianza”.
 
Nei giorni scorsi fonti ecclesiastiche di AsiaNews a Mosul avevano avvertito del pericolo di nuovi attacchi contro i cristiani: “La comunità – conferma un cattolico caldeo – è finita nel mirino delle organizzazioni criminali. Esse colpiscono i cristiani per le loro attività commerciali, attirati dal denaro e dai beni accumulati grazie ad una vita di lavoro e sacrifici”. La fonte spiega che “un tempo i malviventi godevano della copertura e della protezione fornite da al Qaeda”; ora che la matrice “ideologica e confessionale” è stata sconfitta, emerge con “maggiore violenza la criminalità comune e organizzata: essa è attirata dal denaro, ma non si fa scrupoli ad ammazzare a sangue freddo”.
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