19/04/2013, 00.00
BANGLADESH
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Vescovo di Dinajpur: Papa Francesco sostiene i cristiani del Bangladesh

di Giulia Mazza
Mons. Sebastian Tudu racconta ad AsiaNews la reazione dei cattolici e della Chiesa locale all'elezione del nuovo pontefice. Nell'Anno della fede, il prelato ha lanciato tanti progetti per la diocesi: due nuove parrocchie, due centri pastorali e un programma vocazionale per suore e sacerdoti. La sfida di essere una minoranza dello 0,1% in un Paese islamico.

Roma (AsiaNews) - "I cattolici e la Chiesa del Bangladesh sono felici di papa Francesco. La nostra è una comunità di minoranza in un Paese islamico e le parole del papa, il suo parlare di una Chiesa povera per i poveri, ci sostengono nel nostro ministero e nella nostra vita di cristiani". Mons. Sebastian Tudu, vescovo di Dinajpur, racconta ad AsiaNews in che modo l'elezione di papa Francesco, avvenuta in pieno Anno della fede, ha ispirato e continua a ispirare i cattolici del Bangladesh, appena lo 0,1% su una popolazione all'89,5% musulmana. Il prelato guida la diocesi di Dinajpur dal 2012 ed è stato il primo sacerdote di etnia Santal a diventare vescovo.

"Papa Francesco - spiega il vescovo - ha parlato in modo diretto della Chiesa: essa è il centro della nostra vita, e la Chiesa vuol dire la gente, non solo la struttura. Il Santo Padre ha parlato spesso anche del nostro ministero di sacerdoti, suore e religiosi, incoraggiandoci a essere più vicini alle persone, prenderci cura di loro, amarle. Credo che queste siano cose molto importanti, perché significa tornare ai bisogni veri della Chiesa, in questo momento storico".

L'elezione di papa Francesco e l'Anno della fede in corso rappresentano una duplice benedizione, nonché una fonte di ispirazione per i cattolici del Bangladesh. "La proclamazione dell'Anno della fede - ricorda il prelato - ha dato nuova vitalità alla gente. Nella diocesi di Dinajpur stiamo organizzando diverse attività pastorali, e nei prossimi mesi costruiremo due nuove parrocchie e inaugureremo due nuovi centri". Uno di questi sarà affidato alle suore di Shanti Rani, la congregazione diocesana, che già hanno iniziato a viverci. "Questi nuclei - spiega - sono dedicati a tutti e serviranno i molti villaggi che fanno parte della nostra diocesi".

Raccogliendo l'invito alla nuova evangelizzazione lanciato da Benedetto XVI nell'Anno della fede, mons. Tudu ha lanciato anche un programma per promuovere le vocazioni. "Stiamo lavorando su vari livelli - sottolinea - e abbiamo pensato anche dei progetti ad hoc per sacerdoti e suore. Sono come dei 'corsi d'aggiornamento', per sensibilizzarli sul significato della loro vocazione e per aiutarli a capire il ministero a cui sono stati chiamati. Lo stesso papa Francesco ha ricordato ai sacerdoti l'importanza del lavoro pastorale e dell'andare dalla gente, e anche io come vescovo sento di dover essere più vicino, così da poter costruire con le persone un rapporto più solido".

Da circa tre mesi il Bangladesh è teatro di continui scioperi (hartal) promossi dai sostenitori del partito islamico, che spesso sfociano in atti vandalici e violenze di vario genere, in particolare contro la comunità indù. Tuttavia, per il momento i cattolici non sembrano avere problemi. "Essere una minoranza - nota il prelato - è sempre una sfida. Noi cattolici lo siamo da sempre, quindi in un certo senso per noi 'è normale' esserlo. Nonostante questo, la situazione è abbastanza buona: con le altre comunità viviamo in armonia, abbiamo buoni rapporti con indù e musulmani, spesso sono loro stessi che vogliono collaborare con noi e ci aiutano a risolvere un problema". È chiaro, aggiunge, "esistono casi particolari di tensione, anche per noi nella Chiesa, ma non possono essere assunti come regola generale".

In Bangladesh l'islam è considerato religione di Stato, ma la Costituzione non prevede la shari'a (legge coranica) e garantisce la libertà di culto. Tuttavia, nel Paese è ancora difficile parlare in modo libero di conversioni, in particolare dall'islam a un'altra religione. Ad esclusione delle popolazioni tribali, non esistono dati ufficiali in merito al numero di battesimi compiuti ogni anno. Mons. Tudu prova a dare una spiegazione a questa situazione: "In generale, direi che la situazione in Bangladesh è migliore che in altre zone, come il Pakistan. Siamo una minoranza, ma non siamo totalmente abbandonati. Tuttavia questo Paese è nato da una partizione, che aveva l'obiettivo di creare uno Stato indù [l'India, ndr] e uno Stato islamico [il Pakistan orientale e occidentale, ndr]. Anche quando siamo diventati indipendenti ed è sorto l'Awami League, il partito che si proclama democratico e difende la libertà religiosa, l'obiettivo di fondo è sempre lo stesso: essere uno Stato islamico".

 

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