05/05/2014, 00.00
GIAPPONE
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Vescovo di Niigata: I migranti in Giappone, fratelli nella fede e non "ospiti a tempo"

Il presule, mons. Tarcisio Isao Kikuchi, ha convocato l'Assemblea generale del Consiglio pastorale per tracciare le linee del prossimo anno. Al primo posto, la costruzione "della nostra Chiesa", mettendo da parte la sottile discriminazione verso i non giapponesi: "Sono missionari mandati da Dio, un grandissimo aiuto all'evangelizzazione".

Niigata (AsiaNews) - Costruire "la nostra Chiesa" per mettere da parte l'idea che i migranti siano "ospiti" e non membri della nostra famiglia cattolica; cooperare nella formazione religiosa di laici e sacerdoti attraverso il contatto continuo e la condivisione; contribuire all'evangelizzazione della diocesi e del Giappone. Sono queste le sfide della comunità cattolica di Niigata, che nei giorni scorsi si è riunita per l'ottava Assemblea generale del Consiglio pastorale. Convocati dal vescovo, mons. Tarcisio Isao Kikuchi, i rappresentanti dei 5 distretti dell'area - Akita, Yamagata, Shibata, Niigata e Nagaoka - si sono confrontati con questi temi e hanno steso un piano pastorale per il prossimo anno.

L'Assemblea è composta da 22 persone: oltre al presule vi sono 2 laici e 1 sacerdote per ogni distretto, e i rappresentanti degli ordini religiosi maschili e femminili. Nato nel 2004, il Consiglio pastorale cerca di essere uno strumento al servizio della comunità, facendosi portavoce dei problemi e delle iniziative locali in modo da rinsaldare ogni volta l'unità della Chiesa locale.

Come spiega lo stesso mons. Kikuchi "le nostre priorità sono al momento tre. La prima è costruire 'la nostra Chiesa', che sia piena di gioia e compassione e in grado di superare le differenze che vengono da età, nazionalità e diversità culturali; la seconda è realizzare le responsabilità della Chiesa nella società, attraverso lo scambio di informazioni; la terza è continuare a nutrire e approfondire la nostra fede, in modo da divenire testimoni credibili del Vangelo attraverso parole e gesti".

Il concetto di "nostra Chiesa" è molto importante: "Nelle nostre comunità si registra un alto numero di migranti, cattolici, che nonostante vivano qui da tanti anni vengono trattati come ospiti e non come membri della nostra famiglia. Si tratta di immigrati dalle Filippine e da altri Paesi asiatici, che vengono per lavorare e si fermano qui. Si sposano e mettono su famiglia. Ma questo non basta: dobbiamo farli sentire a casa, fornire loro formazione e affetto".

Questo anche alla luce del fatto che "molti cattolici non giapponesi, nella nostra diocesi e nel Paese, danno un contributo significativo e importante alle attività sociali e al campo dell'educazione. Voglio sottolineare che i migranti cattolici sono missionari mandati da Dio in Giappone, che operano in maniera davvero significativa per l'evangelizzazione". 

 

 

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