28/03/2015, 00.00
VIETNAM
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Vinh, governo contro cattolici: percosse e violenze per ottenere lo sgombero di una parrocchia

La piccola e remota parrocchia di Dông Yên nel mirino delle autorità, che vogliono cacciare i fedeli per realizzare un mega impianto portuale. La maggioranza dei cattoici ha lasciato la zona, ma un gruppo di 150 persone lotta per restare. Nei giorni scorsi la polizia ha effettuato un raid, ferendo diversi parrocchiani. La solidarietà del vescovo di Vinh.

Vinh (AsiaNews/EdA) - Una piccola e remota parrocchia della diocesi di Vinh, nella provincia di Nghệ An, nel nord del Vietnam, è finita di nuovo nel mirino delle autorità locali, che sono ricorse all’uso della forza per cacciare i fedeli della zona. Già in passato la grande maggioranza dei cattolici (circa l’80%) di Dông Yên, obbedendo a un dettame governativo riguardante lo sviluppo dell’area, ha lasciato la zona e ricostruito la comunità altrove. Tuttavia, un gruppo di parrocchiani (almeno 150 persone) si sono opposti all’ordinanza  rifiutando l’ipotesi di un ricollocamento nella regione. Contro di loro le autorità e i vertici governativi hanno promosso nel tempo una campagna di pressioni e vessazioni sempre più pesante, per costringerli a lasciare le abitazioni e i terreni originari. Da qui il ricorso alla violenza per ottenere lo sgombero.

Dopo il rifiuto di una scuola della zona di accogliere i figli dei parrocchiani rimasti, le forze di polizia hanno lanciato, il 17 marzo scorso, un violento attacco contro i luoghi di culto cattolici. Qualche giorno più tardi, il 20 marzo, il vescovo locale mons. Paul Nguyên Thai Hop ha ricevuto una delegazione che ha ricostruito gli eventi dei giorni precedenti. Assieme ai sacerdoti, il prelato ha accolto le loro lamentele e cercato di risolvere i molti problemi cui devono far fronte.

L’area in cui sorge la parrocchia di Dông Yên è salita alla ribalta delle cronache nel 2012, perché interessata dalla costruzione - voluta dal governo di Hanoi - di un porto in acque profonde. Per realizzare il progetto era necessario ricollocare le decine di famiglie cattoliche. Una parte ha accettato la proposta governativa di risarcimento e ricollocamento a qualche dozzina di chilometri di distanza; ma un gruppo di parrocchiani ha opposto un netto rifiuto, sottolineando che i risarcimenti erano irrisori a fronte dei danni subiti.

Nel 2014 la pressione esercitata dalle autorità si è fatta via via più intensa, fino all’esclusione a settembre dei bambini delle famiglie cattoliche dalle scuole della zona. La tensione è cresciuta fino al raid punitivo della polizia del 17 marzo, che ha interessato la parrocchia, l’aula del catechismo, l’ex canonica e altri edifici ecclesiastici. Negli scontri sono rimasti feriti anche diversi parrocchiani.

Come denunciato a più riprese non solo dalla Chiesa cattolica vietnamita, ma anche da autorevoli istituti economici internazionali, l'annosa questione delle proprietà di terre ed edifici in Vietnam non è solo un problema giuridico e costituzionale, ma rappresenta un freno allo sviluppo economico del Paese. In soli tre anni si sono contate circa 700mila dispute sui terreni, molte delle quali hanno riguardato i compensi a titolo risarcitorio.

Dati della Banca mondiale riportano che dal 2001 al 2010 circa un milione di ettari di terreni agricoli è stato riconvertito per scopi diversi; le controversie sulle terre hanno bloccato o ritardato di almeno due anni molti degli 80 progetti infrastrutturali finanziati dalla Banca asiatica per lo sviluppo (Adb), per un totale di 9 miliardi di dollari.

 

 

 

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