05/01/2006, 00.00
PALESTINA - ISRAELE
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Voto a Gerusalemme est "legato" alla salute di Sharon

Candidato cristiano di Fatah alle legislative palestinesi: con la reggenza Olmert potrebbe rimanere sospesa la decisione sulla consultazione nella Gerusalemme occupata, difficile anche svolgere campagna elettorale. Le problematiche delle elezioni e quelle interne all'Anp.

Betlemme (AsiaNews) – Ora è tutto fermo. Fino a ieri sera Bernard Sabela, candidato cristiano per il partito Fatah, era certo che l'Autorità nazionale palestinese (Anp) e Israele avrebbero trovato un accordo sul controverso voto palestinese a Gerusalemme est, ma le  condizioni di salute di Sharon cambiano il quadro della situazione. In un'intervista ad AsiaNews , Sabela spiega che con la reggenza Olmert si potrebbe creare un clima di "sospensione", che renderebbe "più difficile" la campagna elettorale palestinese, rimandando anche la decisione sul divieto di andare alle urne nella Gerusalemme est.

In questo clima, i palestinesi, per la prima volta dal 1996, si recheranno alle urne il 25 gennaio prossimo per eleggere il loro Consiglio legislativo, il parlamento di un futuro Stato palestinese. Il governo israeliano ha deciso che, data la partecipazione alle elezioni di Hamas - considerata da Tel Aviv solo un gruppo terroristico - i palestinesi della parte orientale di Gerusalemme non potranno votare. Ma si è detto proponto a trattare con Hamas, se questo rinuncerà alla lotta armata ed al principio della distruzione dello Stato ebraico.

Sabela spiega che "non ci sono giustificazioni per impedire ai palestinesi di Gerusalemme est di andare alle urne". Le elezioni si devono tenere - dichiara - e Israele non deve intervenire nelle questioni interne all'Anp, sarebbe un errore. "Il trattato di Oslo stabilisce che i palestinesi a Gerusalemme est devono poter votare all'interno della Città Vecchia". "L'atteggiamento di Israele - continua Sabela – è sbagliato: la stessa Casa Bianca ha chiesto il via libera al voto". Dal canto suo Hamas non ha alcuna intenzione di rinviare le elezioni. "Se il voto verrà posticipato, prevedo un futuro fosco per queste terre", ha dichiarato Ismail Hanya, uno dei suoi dirigenti.

A chi sostiene che un posticipo della consultazione possa far comodo allo stesso Fatah per recuperare consensi su Hamas, Sabela risponde: "Non è posticipando il voto che otterremo unità". Hamas inoltre non gli sembra una reale minaccia: "Fatah ha un ampio sostegno tra la popolazione e raggiungerà un buon numero di seggi".

Alle ultime municipali Hamas ha ottenuto un ottimo risultato. Secondo il candidato cristiano i palestinesi però sono "maturi abbastanza per capire che il voto a livello municipale è diverso da uno nazionale: l'esperienza di Fatah nel trattare con israeliani, europei, americani conferma la sua capacità di essere un'autorevole realtà politica sul piano internazionale".

Sabela evidenzia, al di là del risultato elettorale, le "tre sfide più urgenti" di fronte alle quali si troverà il nuovo legislativo. La prima: "Accordarsi in modo chiaro su dove vogliamo andare come società non solo sul piano politico e economico, ma anche in quello educativo, demografico, culturale". "Date le condizioni in cui viviamo - spiega - dobbiamo elaborare una precisa visione del futuro e Fatah può farlo, perché ha coscienza degli errori passati e volontà di evitarli".

Secondo: Gerusalemme. "Gerusalemme est oggi è una non-città a tutti i livelli. Non esiste un centro culturale palestinese, ad esempio, c'è un grande livello di disoccupazione giovanile. È vitale accordarsi con Israele".

La terza problematica è il tipo di sistema politico interno che la Palestina vuole adottare. "Necessitiamo di autoanalisi e di decidere poi se vogliamo continuare così o se c'è bisogno di definire una nuova piattaforma politica".

Sul contributo dei cristiani al nuovo parlamento dell'Anp il professor Sabela risponde: "La presenza dei cristiani nel nostro governo deve ricordare che siamo un unico popolo, il quale deve aver una visione comune, su un futuro comune. Emigrazione, disoccupazione, problemi economici sono parte dell'esperienza di tutti i palestinesi al di là della religione".
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