04/11/2020, 11.52
USA-TAIWAN
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Washington venderà droni d’attacco a Taipei

I quattro sistemi d’arma hanno un valore di 600 milioni di dollari. È la decima fornitura all’isola approvata dall’amministrazione Trump, la terza nelle ultime due settimane. Per gli Stati Uniti, essa non altererà l’equilibrio militare in Asia orientale. Si attende la risposta di Pechino.

Taipei (AsiaNews) – Il governo degli Stati Uniti ha dato il via libera alla vendita di quattro droni d’attacco a Taiwan. L’annuncio è stato dato ieri dalla Dsca, l’agenzia Usa che sovrintende alla vendita di armamenti all’estero, in contemporanea con le operazioni di voto per le presidenziali (che la maggior parte dei taiwanesi vorrebbe Donald Trump vincesse di nuovo).

Insieme ai quattro MQ-9 Reaper (o Predator B), il pacchetto di armi include sistemi radar e di navigazione, e stazioni di supporto. È la prima volta che gli Stati Uniti autorizzano il trasferimento di droni offensivi a un altro Paese. La fornitura ha un valore di 600 milioni di dollari: è la decima approvata in favore di Taiwan dall’amministrazione Trump, la terza nelle ultime due settimane.

Il 21 ottobre, Washington ha annunciato la vendita a Taipei di  missili cruise, sensori, pezzi d’artiglieria e lanciamissili mobili per un valore di 1,8 miliardi di dollari; il 26 ottobre è stato autorizzato il trasferimento di 400 missili anti-nave Harpoon e 100 lanciamissili mobili dello stesso sistema d’arma. Costo: 2,4 miliardi di dollari.

Secondo l’Ufficio della presidente taiwanese Tsai Ing-wen, l’acquisto dei droni Usa contribuirà alla stabilità regionale, e dimostra che Washington riconosce la necessità di aiutare l’isola a rafforzare le proprie difese in base al Taiwan Relations Act e alle “Sei assicurazioni”. I due accordi regolano i rapporti tra i due Paesi, che non intrattengono “formali” relazioni diplomatiche, soprattutto per assicurare a Taipei protezione di fronte alle minacce militari della Cina.

La Dsca evidenzia che la vendita dei droni a Taiwan non altererà l’equilibrio militare della regione. Si attende ora l’inevitabile risposta delle autorità cinesi, che hanno già reagito alle due forniture di ottobre annunciando sanzioni per le compagnie Usa che vendono armamenti all’isola.

Nell'ultimo periodo è cresciuta la pressione di Pechino nei confronti dell’esecutivo guidato da Tsai, accusato di portare avanti un’agenda indipendentista. Da metà settembre, 85 aerei militari cinesi hanno violato la zona d’identificazione aerea dell’isola; tali incursioni si aggiungono a quelle compiute dalle forze navali dell’Esercito popolare di liberazione.

Il regime cinese considera Taiwan una provincia ribelle, e non ha mai escluso di riconquistarla con l’uso della forza. L’isola è di fatto indipendente dalla Cina dal 1949; all’epoca i nazionalisti di Chiang Kai-shek vi hanno trovato rifugio dopo aver perso la guerra civile sul continente contro i comunisti, facendola diventare l’erede della Repubblica di Cina fondata nel 1912.

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