09/03/2011, 00.00
MYANMAR
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Yangon: contro le proteste in rete, il regime stanzia fondi a esercito e intelligence

La giunta teme che la “Rivoluzione dei gelsomini” possa toccare anche il Myanmar. Riaperto l’Ufficio nazionale di intelligence, chiuso nel 2004. Il 20% del budget 2011/12 per le spese militari, per istruzione e sanità solo le briciole. Fonti di AsiaNews: il popolo è impegnato a sopravvivere, difficile immaginare rivolte di massa.
Yangon (AsiaNews) – Il piano di investimenti del governo birmano per l’anno fiscale 2011-2012 mostra che Parlamento ed esecutivo – un misto di militari e civili – dedicano all’esercito nazionale e ai reparti della sicurezza la gran parte di fondi disponibili. La giunta teme che l’onda lunga della “Rivoluzione dei gelsomini”, divampata in Nord Africa e che ha lambito pure la Cina, possa arrivare fino in Myanmar. Per questo vengono rafforzare le misure di controllo e prevenzione, per le strade e come nella rete internet. Fonti di AsiaNews a Yangon confermano che “i controlli sono serrati” e “difficilmente la protesta toccherà il Paese”.
 
Il governo birmano e il nuovo Parlamento – frutto delle contestate elezioni del 7 novembre scorso e riunitosi per la prima volta a fine gennaio – ritengono prioritario investire nell’esercito, mentre gran parte della popolazione soffre la fame e chiede cibo e sviluppo. Il budget per il prossimo anno fiscale, tra l’altro, è stato sottoscritto dal generalissimo Than Shwe in persona, oscurando di fatto il ruolo del nuovo presidente birmano Thein Sein e delle camere.
 
Il piano prevede la distribuzione di 1,318 trilioni di kyat (circa 1,50 miliardi di dollari) al ministero della Difesa, che rappresenta quasi il 20% del totale dei fondi, ch si aggira attorno ai 7,65 miliardi di dollari. Seguono quindi gli investimenti nei settori dell’energia e della finanza, oltre che le costruzioni. Quasi irrisori i fondi dedicati all’Istruzione (il 4% del budget), alla Sanità (1,31%) e Welfare (0,26%).
 
Nel timore che la “Rivoluzione dei gelsomini” possa riguardare anche il Myanmar, la giunta militare birmana ha intenzione di riaprire l’Ufficio nazionale di Intelligence (Nib) – messo al bando nel 2004 – e ampliare la rete di sorveglianza. I militari sono preoccupati dal progetto promosso da Aung San Suu Kyi, leader democratica birmana, volto a creare una “rete popolare” che dia vita a proteste di piazza. Per questo la leadership formerà un nuovo apparato di sicurezza e rafforzerà l’intelligence.
 
Di recente alcuni internauti birmani, vicini all’opposizione, hanno aperto una pagina su Facebook chiamata “Just do It”. Essa è apparsa per la prima volta in rete il 13 febbraio, giorno in cui è nato Aung San, eroe nazionale birmano, capo della lotta per l’indipendenza negli anni ’40 e padre della Nobel per la pace. Fonti di AsiaNews in Myanmar, anonime per sicurezza, spiegano che “l’onda di protesta potrebbe arrivare nel Paese, ma la giunta ha un sistema di controllo molto efficiente che sarà in grado di fermare o comunque controllare il dissenso”.
 
La fonte precisa che “è possibile far nascere movimenti di protesta, perché oggi rispetto al passato è più difficile bloccare i contenuti”, ma “la velocità di navigazione viene rallentata di proposito” e la popolazione “è più interessata alla sopravvivenza quotidiana, che alla nascita di una vera ondata rivoluzionaria”. “Serve un movimento di popolo – conclude – ma al momento la gente è troppo occupata a racimolare quanto necessario per mangiare”.
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