‘Detenzioni di fatto’: la nuova arma di Ankara per silenziare critici e oppositori
L’ondata di arresti ha colpito anche un conduttore tv e un rapper perché in una trasmissione tv avrebbero “offeso l’islam”. Le autorità utilizzano sempre più spesso pratiche sottili di intimidazione, come le scorte di polizia a persone semplicemente indagate. Ieri Ozgur Celik rieletto come leader provinciale del Chp a Istanbul dopo la rimozione per via giudiziaria.
Istanbul (AsiaNews) - La magistratura turca - con l’avallo del governo - ricorre con sempre maggiore frequenza alle “detenzioni di fatto” contro voci critiche, oppositori e semplici cittadini pur in mancanza di un qualsiasi provvedimento giudiziario. Persone che vengono prelevate dalla polizia e “scortate” come detenuti o condannati, pur in assenza di un qualsiasi provvedimento restrittivo o condanna. Intanto prosegue l’ondata di arresti che, oltre a politici e amministratori del principale partito di opposizione Chp, colpisce anche artisti o personaggi dello spettacolo: nei giorni scorsi sono finiti in cella lo YouTuber Bogac Soydemir, conduttore del programma “Soguk Savas”, e il suo ospite Enes Akgunduz, rapper, per una battuta satirica che faceva riferimento ad un hadit (gli insegnamenti del profeta Maometto) che avrebbe offeso l’islam.
L’avvocato Hüseyin Ersöz ha affermato che la procedura di detenzione è chiaramente definita dalla legge e che le pratiche al di fuori di questi limiti costituiscono una violazione del diritto alla libertà e alla sicurezza. Un esempio recente ha riguardato il cantante Mabel Matiz, che si è presentato nei giorni scorsi in tribunale per rilasciare una dichiarazione nell’ambito di un’indagine in atto. Mentre attraversava i corridoi accompagnato dagli agenti della polizia informatica, la scena dava l’impressione che fosse in stato di arresto. Tuttavia, la procura ha successivamente chiarito che non era stato emesso alcun ordine di detenzione.
La pratica di scortare le persone indagate senza un ordine di detenzione, sia inscenando modalità che richiamano “la detenzione” sia accompagnandole in tribunale da agenti polizia, è diventata sempre più comune negli ultimi anni e rientra in una strategia della paura e del timore. Gli esperti legali affermano che le procedure di detenzione sono esplicitamente definite dal codice e qualsiasi misura che esuli da queste costituisce una violazione della libertà e della sicurezza.
Sostenendo che il caso di Matiz non soddisfaceva tali condizioni e costituiva invece una violazione dei diritti fondamentali, l’avvocato Hüseyin Ersöz ha affermato: “Sembra che la procura lo abbia convocato attraverso la normale procedura, in ottemperanza alla legge. Ma non appena è entrato in tribunale - prosegue - è stato accolto da agenti di polizia che indossavano giubbotti della Cyber Unit, che lo hanno accompagnato fino al termine della testimonianza. Ciò non ha alcun fondamento giuridico”. E sebbene l’ufficio della procura abbia smentito qualsiasi provvedimento di detenzione, le modalità del trattamento costituiscono comunque “una restrizione della libertà che non è definita, né prevista dal legislatore”.
Un altro punto preoccupante nel caso Matiz è stata l’imposizione di un divieto di viaggio prima ancora che fosse raccolta la sua dichiarazione. Ersöz ha sottolineato che tali divieti sono una misura di controllo giudiziario equivalente alla detenzione preventiva e simili restrizioni si sono verificate anche nella cosiddetta “indagine sugli ammiragli in pensione”. L’avvocato spiega che delle 102 persone interrogate, solo una decina sono state sottoposte a ordini di detenzione. “Gli altri sono stati invitati al Dipartimento antiterrorismo, ma pur mancando un ordine di fermo sono stati scortati in tribunale e sottoposti a misure di controllo giudiziario senza essere ascoltati da un giudice”. “Ciò dimostra come, negli ultimi anni, poteri non ben definiti dalla legge - conclude il legale - vengano utilizzati in modi che violano il diritto alla libertà”.
Intanto prosegue la serie di arresti fra personalità e amministratori dell’opposizione per reati legati alla corruzione. L’ultimo episodio, emerso in questi giorni, riguarda alcuni attuali ed ex funzionari della capitale, Ankara, finiti nel mirino dei magistrati nell’ambito di un’inchiesta su alcuni concerti organizzati dal comune. Le persone arrestate sono almeno 13, per un’inchiesta incentrata su eventi musicali che si sono tenuti fra il 2021 e il 2024. Secondo l’ufficio del procuratore capo, l’indagine ha preso il via in seguito della scoperta di fondi pubblici utilizzati in modo improprio con segnalazioni provenienti dal ministero degli Interni, Corte dei conti e polizia tributaria.
Infine, ieri il Chp ha rieletto Ozgur Celik come suo capo provinciale di Istanbul, dopo che una sentenza del tribunale lo aveva rimosso dall’incarico a inizio di mese per presunte irregolarità nella nomina. Un tribunale aveva stabilito che i voti dei delegati al congresso provinciale 2023 erano stati influenzati dai pagamenti in contanti, e quindi i membri del consiglio eletti al congresso dovevano essere rimossi. La corte aveva poi nominato l’ex vicepresidente Gursel Tekin come capo provinciale ad interim, una scelta respinta con forza dai vertici del partito. In un post su X (ex Twitter) dopo il voto, Celik ha ringraziato quanti lo hanno rieletto aggiungendo che “questo congresso non è una fine, è un nuovo inizio” e “stiamo camminando per diventare il partito al potere”.
15/05/2025 11:00