01/02/2021, 08.18
MYANMAR
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Stato di emergenza e potere ai militari. Arrestati Aung San Suu Kyi e Win Myint

di Francis Khoo Thwe

Soldati controllano il Paese; internet e telefoni bloccati. Il colpo di Stato avviene dopo la strabiliante vittoria del partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) alle elezioni di novembre scorso. L’esercito afferma che ci sono stati brogli. I militari costringeranno a nuove elezioni entro un mese. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, condanna le detenzioni operate dai militari. La condanna degli Stati Uniti. Il silenzio della Cina.

Yangon (AsiaNews) – L’esercito del Myanmar ha dichiarato stamane lo stato di emergenza e ha affidato tutti i poteri al comandante delle forze armate, gen. Min Aung Hlaing. Secondo informazioni frammentarie, il capo del governo laico, la signora Aung San Suu Kyi e il presidente Win Myint, sono detenuti a Naypidaw insieme ad altri leader.

Il colpo di Stato contro il governo avviene dopo la strabiliante vittoria del partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Nld) alle elezioni del novembre scorso, dove il partito dei militari ha raccolto solo 25 seggi al parlamento, contro i 346 della Nld.

Secondo osservatori, il timore dei militari di un cambiamento della costituzione che possa far perdere loro il potere in parlamento – dove già posseggono per legge il 25% dei seggi – li ha spinti prima ad una campagna sui “brogli” avvenuti alle elezioni, e oggi al colpo di Stato.

Stamane era in programma la prima riunione del parlamento con la nuova composizione, a maggioranza assoluta della Nld.

La televisione nazionale è stata bloccata, così anche internet e molte piattaforme telefoniche. Schiere di soldati controllano le vie di Naypidaw e di Yangon.

Secondo la televisione dei militari, lo stato di emergenza durerà almeno un anno. Personalità a Yangon prevedono che i militari costringeranno a nuove elezioni entro un mese.

È da un colpo di Stato nel 1962 che l’oligarchia militare ha potere sul Myanmar. Manifestazioni popolari e pressioni internazionali hanno portato a una riscrittura della costituzione nel 2008 e nel 2011 alla liberazione di Aung San Suu Kyi, tenuta agli arresti domiciliari dal 1989 al 2010. Nel novembre 2015 la Nld ha vinto le prime elezioni libere dopo 25 anni.

La costituzione, però, ai militari garantiva potere in parlamento e nella società: tutte le industrie, imprese, ricchezze naturali, rapporti con l’estero sono tuttora gestiti dai militari, rendendo difficile ogni transizione verso una maggiore democrazia.

In tutti questi anni, Aung San Suu Kyi – insignita del Premio Nobel per la pace nel 1991 - ha avuto una funzione di mediazione fra il potere dei militari e la comunità internazionale. E’ stata anche criticata per non aver condannato con rigore le violenze dell’esercito sui profughi Rohingya, la popolazione musulmana della regione di Arakan, invisa anche a molte fasce della popolazione birmana.

La scorsa settimana, il gen. Min Aung Hlaing, ora al potere nell’emergenza, aveva minacciato una revoca della costituzione in caso di rischi di disintegrazione della “solidarietà nazionale” nel Paese.

Più di due settimane fa, in Myanmar è andato in visita il ministro cinese degli Esteri, Wang Yi. Secondo osservatori la Cina non sarà contenta della piega che stanno prendendo gli eventi. Ma finora Pechino tace. Ma secondo Murray Hiebert, esperto di politica del Sudest asiatico, il Myanmar riceverà sempre il sostegno della Cina, che in passato è stata spesso l’unica sostenitrice della giunta.

Gli Stati Uniti hanno subito condannato il colpo di Stato, che “blocca la transizione democratica”. Anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha condannato “con forza” le detenzioni operate dai militari.

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