07/12/2005, 00.00
IRAQ
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A Mosul chiese rinate un anno dopo le bombe

L'unico testimone oculare dell'esplosione al vescovado caldeo racconta la ripresa e la speranza della comunità locale.

Mosul (AsiaNews) - A un anno preciso dagli attacchi dinamitardi, che hanno colpito due chiese cattoliche a Mosul, dalla comunità locale arrivano segni di speranza e ripresa. Nel pomeriggio del 7 dicembre 2004 alcuni uomini hanno assaltato la chiesa cattolica di rito armeno posta nel quartiere Wihda, ad est della città. Gli attentatori hanno fatto allontanare una guardia di sicurezza e 2 persone presenti sul posto; poi hanno fatto esplodere 2 bombe, secondo le testimonianze dei presenti, che riferivano inoltre di 3 feriti a causa dell'esplosione. A distanza di poche ore una banda di 4-5 uomini armati ha fatto irruzione nell'arcivescovado caldeo di Mosul, situato sulla riva destra del fiume Tigri. Il vescovo, mons. Paul Faraj Rahho, era assente per impegni pastorali. Gli assalitori hanno intimato all'unico presente, p. Ragheed Ganni, di uscire dallo stabile. In seguito i terroristi hanno imbottito tutto l'edificio di dinamite e l'hanno fatto esplodere.

Oggi p. Ganni definisce il 7 dicembre il giorno in cui è "rinato a nuova vita". Il giovane sacerdote, segretario di mons. Rahho, racconta ad AsiaNews di sentirsi un "sopravvissuto a morte certa". Secondo p. Ganni, "lo Spirito Santo ha agito allora come in tutto quest'ultimo anno". All'epoca - ricorda p. Ganni - non c'è stato nessun ferito nell'attacco: penso che questo sia stato un segno della volontà di Dio". "Negli ultimi 12 mesi, inoltre, abbiamo raggiunto importanti risultati".

Come esempio racconta che stanno per terminare i lavori di ricostruzione della sua parrocchia, quella del Santo Spirito, colpita da un altro attentato l'estate del 2004. "Celebriamo ancora messa nel seminterrato - dice - ma speriamo di poter aprire la chiesa il 23 dicembre". La dedicazione, invece, è prevista per il giorno della festa parrocchiale, la Pentecoste.

L'attentato del 7 dicembre scorso ha distrutto quello che il patriarca caldeo Emmanuel III Delly aveva definito "il più bel simbolo della Chiesa caldea in Iraq". P. Ganni racconta che la sede del vescovo è stata da poco trasferita e la "nuova casa è piccola, ma accogliente". "L'attività pastorale nella diocesi mi impegna molto, ma allo stesso tempo mi dà la forza e il coraggio per portare avanti quello che ho iniziato seguendo la mia vocazione".

"A causa di attacchi simili e di frequenti minacce e rapimenti ai danni della comunità cristiana - racconta il sacerdote caldeo - molte famiglie sono fuggite, ma le chiese sono sempre aperte e la gente rimasta continua ad andare a messa, anche fra le rovine".

Il giorno dopo gli attacchi anche Giovanni Paolo II aveva espresso solidarietà con i cristiani di Mosul: "Esprimo - aveva detto - la mia spirituale vicinanza ai fedeli, sconvolti dall'attentato, e supplico il Signore, per intercessione della Vergine Immacolata, affinché il caro popolo iracheno possa finalmente conoscere un tempo di riconciliazione e di pace".

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