16/12/2025, 10.07
INDONESIA
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Aceh: alluvioni una calamità, ma il governo ritarda lo status di ‘disastro nazionale’

di Jainakri Phonna*

Le inondazioni soddisfano tutti i criteri per essere considerate una catastrofe: milioni di persone colpite, danni significativi a proprietà e infrastrutture e capacità locali insufficienti. Ma l’esecutivo centrale sospende la decisione. La dichiarazione non è solo questione formale, ma risponde a criteri prestabiliti. Il governo provinciale di Aceh valuta la richiesta di aiuti all’Onu. 

Banda Aceh (AsiaNews) - Centinaia di aree colpite e di morti, migliaia di feriti, centinaia di migliaia di sfollati: le devastanti alluvioni in Indonesia hanno raggiunto dimensioni equiparabili alla tragedia dello tsunami del dicembre 2004 che ha colpito parte del continente asiatico. Nella provincia di Aceh il bilancio dei danni e delle vittime è in continuo aggiornamento, mentre il governo ritarda a proclamare lo status di “disastro nazionale”. Un provvedimento, spiega un esperto di legge, che non rappresenta solo una questione formale, una “etichetta amministrativa”, ma diventa essenziale per rispondere all’emergenza e stanziare gli aiuti.

Intanto, per fronteggiare un’emergenza che da ambientale è diventata anche umanitaria, il governo provinciale di Aceh sta valutando la possibilità di chiedere assistenza alle agenzie delle Nazioni Unite per aiutare i sopravvissuti a Sumatra. Una scelta che potrebbe rivelarsi necessaria, anche in considerazione dei ritardi delle autorità centrali a Jakarta. Ieri si sono registrati i primi contatti con le agenzie Onu, partendo dall’Unicef e dal Programma Onu per lo sviluppo (Undp), mentre fra parenti delle vittime e sopravvissuti cresce il senso di frustrazione. Secondo alcune stime fino a 3,2 milioni di persone sono state colpite, con inondazioni diffuse che hanno invaso intere comunità e danneggiato infrastrutture critiche. Osservatori ed esperti affermano che la dichiarazione nazionale formale di disastro consentirebbe all’Indonesia di ricevere assistenza internazionale diretta e migliorare il coordinamento di operazioni umanitarie su larga scala.

Di seguito, l’analisi del disastro e delle sue implicazioni legali elaborata da un giurista indonesiano per AsiaNews:

Le inondazioni ad Aceh hanno causato danni ingenti e colpito al tempo stesso un numero significativo di persone. Secondo i dati ufficiali forniti dal governo di Aceh, sono stati colpiti 225 sotto-distretti e 3.678 villaggi, con un impatto su quasi due milioni di residenti. Le infrastrutture pubbliche hanno subito gravi danni: scuole, centri sanitari comunitari, uffici governativi e luoghi di culto sono stati resi inagibili. Centinaia di strade e ponti sono danneggiati, mentre le perdite materiali comprendono 164.906 case, 186.868 capi di bestiame, 89.286 ettari di risaie, 14.725 ettari di orti e 40.328 ettari di vivai ittici. Anche il bilancio delle vittime è notevole, con 419 morti, 32 dispersi, 3.845 feriti lievi, 479 feriti gravi e 484.944 sfollati. Queste cifre indicano un disastro che supera chiaramente la capacità delle autorità locali di poterlo gestire in modo indipendente.

La legge indonesiana n. 24 del 2007 sulla gestione delle catastrofi stabilisce i criteri per dichiarare una catastrofe nazionale: impatto diffuso, vittime e perdite materiali significative, capacità locale inadeguata e necessità di assistenza centrale. Nel caso delle inondazioni di Aceh, tutti questi criteri sono soddisfatti. I bilanci provinciali e distrettuali sono insufficienti per finanziare gli sforzi di ricostruzione, rendendo necessario l’intervento su scala nazionale.

Nonostante i criteri oggettivi siano stati soddisfatti, le autorità di governo non hanno ancora dichiarato lo stato di calamità nazionale. Le richieste formali dei governatori o dei capi distrettuali, le raccomandazioni dell’Autorità nazionale per la gestione delle calamità (Bnpb) e le valutazioni ministeriali dovrebbero costituire la base per una decisione ufficiale. Di contro, finora la decisione non è stata presa, lasciando il coordinamento e la distribuzione degli aiuti alla discrezione delle autorità provinciali.

Dichiarare lo stato di calamità nazionale è più di un’etichetta di natura amministrativa. Tale decisione determina l’assegnazione dei fondi dal tesoro nazionale, il coordinamento tra i diversi ministeri e l’accesso agli aiuti internazionali. L’impatto delle inondazioni ad Aceh coinvolge diversi distretti e settori, rendendo logica e urgente una risposta a livello nazionale.

Il divario tra la realtà sul campo e il processo decisionale politico solleva seri interrogativi sulla capacità di risposta della burocrazia nazionale alle prove concrete. Sebbene il governo sottolinei l’importanza della preparazione e della risposta rapida, in questo caso non è stato emesso lo status formale che consentirebbe un’efficace allocazione delle risorse. Non si tratta di drammatizzare, ma di una chiara discrepanza tra i dati oggettivi e l’azione amministrativa.

Le inondazioni di Aceh evidenziano anche le vulnerabilità strutturali nella gestione delle catastrofi nel Paese. Le vittime devono affrontare difficoltà logistiche, servizi sanitari limitati e interruzioni dell’istruzione. L’assenza dello stato di calamità nazionale ritarda la distribuzione degli aiuti, complica il coordinamento tra le agenzie e limita le risorse disponibili. I meccanismi giuridici sono già in atto: la legge n. 24 del 2007 sulla gestione delle catastrofi e le linee guida del Bnpb delineano chiaramente le misure da adottare quando i criteri sono soddisfatti.

In conclusione, le inondazioni di Aceh soddisfano di fatto tutti i criteri per essere considerate una catastrofe nazionale: milioni di persone colpite, danni significativi alle proprietà e alle infrastrutture e capacità locali insufficienti. L’unico elemento in sospeso è una decisione formale da parte del governo centrale. Dichiarare lo stato di calamità nazionale non è una questione di opinione, ma di conformità a criteri prestabiliti e di necessità di una risposta nazionale coordinata.

La domanda è semplice: se i criteri sono chiari, le vittime sono reali e le perdite sono misurabili, cos’altro serve prima di dichiarare lo stato di calamità nazionale? I dati oggettivi dovrebbero essere alla base del processo decisionale, non i ritardi amministrativi prolungati. La mancata adozione di misure tempestive lascia milioni di residenti a subire le conseguenze in un futuro prossimo, non solo numeri sulla carta. In altre parole, il riconoscimento formale non è solo una questione amministrativa, ma un’azione concreta per garantire una risposta efficace e salvare vite umane. Le inondazioni di Aceh richiedono una decisione immediata, non rinviabile. 

(Ha collaborato Mathias Hariyadi)

*Analista e accademico esperto di politiche pubbliche, Alumnus della Facoltà di Giurisprudenza, Syiah Kuala University (Usk) di Banda Aceh

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