07/06/2022, 00.00
KAZAKISTAN
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I kazaki approvano la Costituzione di Tokaev

di Vladimir Rozanskij

Il 77,1% degli elettori a favore. Numerose contestazioni da parte degli osservatori indipendenti. Ben 33 le modifiche proposte per democratizzare il Paese e superare l’attuale super-presidenzialismo. Il presidente Tokaev cerca di liberarsi dell’ombra di Nazarbaev, l’ex “padre della Patria”.

Mosca (AsiaNews) – Il 77,1% degli elettori del Kazakistan ha votato a favore delle modifiche costituzionali proposte dal presidente Kasym-Žomart Tokaev, con un 18,6% che ha espresso parere contrario, secondo i dati comunicati ufficialmente ieri dal presidente della Commissione referendaria, Nurlan Abdirov. La maggioranza favorevole raduna oltre 6 milioni di persone, e si è affermata in tutte le 17 regioni del Paese rendendo effettiva l’approvazione, che richiedeva la maggioranza assoluta dei voti in almeno due terzi delle regioni, delle città repubblicane e della capitale Nur-Sultan. Anche nei 65 seggi all’estero è stata confermata la vittoria della riforma.

L’1,58% dei voti nulli riunisce molti contestatori della votazione in generale, i quali hanno scritto sul bollettino frasi critiche nei confronti del presidente e della casta al potere. Nonostante tutti gli sforzi di Tokaev di liberarsi della classe dirigente legata al suo predecessore Nursultan Nazarbaev, rimangono ancora sentimenti molto ostili nella popolazione, soprattutto ad Almaty e nella parte meridionale del Paese. In realtà le schede nulle sarebbero il 2,58% (oltre 200mila persone), ma molte schede non sono state conteggiate “per impossibilità di determinare la volontà del votante”, come ha spiegato Abdirov.

Non sono mancate numerose contestazioni da parte degli osservatori indipendenti, che spesso le autorità non hanno fatto neppure entrare nei seggi o sono stati molto limitati nei movimenti, e a cui è stato impedito di documentare con foto e video la situazione. Vi sono state diverse violazioni del segreto nelle votazioni, molte schede sono state consegnate senza la verifica dei documenti d’identità, vi sono state votazioni per conto di parenti e doppie votazioni in seggi diversi. Molti votanti fotografavano la scheda compilata “per resoconto da presentare al lavoro”, spesso con il telefono fornito da “controllori”, e diverse persone entravano al seggio chiedendo “per chi devo votare?”, senza conoscere nulla dei quesiti referendari.

La polizia ha controllato ovunque gli eventi con misure straordinarie di sicurezza, soprattutto nelle località in cui si temevano manifestazioni spontanee, a cominciare da Almaty, dove le opposizioni avevano annunciato delle azioni di protesta. Gli osservatori hanno denunciato in molti casi l’arbitrio dei poliziotti, e anche pedinamenti e provocazioni nei loro confronti.

Le 33 modifiche alla Costituzione dovranno quindi dimostrare di essere adeguate allo scopo annunciato da Tokaev, quello della democratizzazione del Paese, superando il super-presidenzialismo e rafforzando il ruolo del Parlamento e della società. Il valore simbolico del referendum rimane il superamento della “sacralizzazione del potere” che si era formato durante il trentennio di Nazarbaev, che ha perso il titolo ufficiale di “elbasy” (padre della Patria). L’ex presidente “eterno” si è recato ai seggi salutando i presenti, ma senza rilasciare dichiarazioni.

Solo in serata Nazarbaev ha concesso una breve intervista telefonica al suo politologo “di fiducia” Daniar Ašimbaev, in cui ha accennato alle accuse penali nei confronti dei suoi tanti parenti coinvolti nei casi di corruzione segnalati in questi mesi. Egli ha scaricato tutte le responsabilità sull’ex capo dei Servizi di sicurezza Knb, Karim Masimov, che si sarebbe intromesso nella gestione della “Fondazione Nazarbaev”, una delle organizzazioni che secondo gli inquirenti servivano a gestire l’impero commerciale multimiliardario della famiglia del presidente.

Il futuro del Kazakistan è ora in mano a Tokaev, che se riuscisse davvero a superare l’era delle “satrapie corrotte” potrebbe diventare un esempio per tutti Paesi ex sovietici, in particolare per quelli dell’Asia centrale.

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