18/07/2019, 09.00
AFGHANISTAN
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Afghanistan, Ong svedese chiude 42 cliniche per le minacce dei talebani

La “Swedish Committee for Afghanistan” opera nel Paese da oltre 30 anni. I militanti islamici hanno imposto l’interruzione dei servizi medici dopo un attacco delle forze di sicurezza afghane. Responsabile dell’associazione: “A rischio ci sono 5.700 pazienti poveri”.

Kabul (AsiaNews/Agenzie) – Una Ong medica svedese ha deciso di chiudere più della metà delle sue strutture sanitarie in Afghanistan, dopo le minacce lanciate dai talebani ai dottori e alle loro famiglie. L’associazione si chiama “Swedish Committee for Afghanistan” (Sca) e opera da oltre 30 anni nel Paese martoriato dalla guerra civile. Parwiz Ahmad Faizi, responsabile della comunicazione della Ong, dichiara che a farne le spese saranno, come al solito, i civili: almeno 5.700 pazienti, in particolare donne e bambini poveri, che verranno privati delle cure mediche.

L’agenzia internazionale gestisce 77 strutture in sei distretti della provincia di Maidan Wardan. La chiusura riguarda 42 cliniche localizzate nella regione orientale. L’ordine da parte dei talebani giunge in seguito ad un attacco che le forze di sicurezza afghane hanno compiuto l’8 luglio in un ospedale nel distretto di Daimirdad. I soldati di Kabul sospettavano che nella struttura fossero ricoverati anche alcuni militanti islamici. Alla fine, sul terreno giacevano vittime civili: un medico, una guardia e due pazienti.

La notizia dell’interruzione dei servizi medici arriva in un momento delicato, a poco più di una settimana dalla firma di una “road map per la pace” tra i funzionari di Kabul e alti rappresentanti dei talebani. Quell’accordo, da subito apparso in bilico per le critiche ricevute e i continui attentati avvenuti anche nelle ore della firma, sembra proiettare il Paese ancora lontano dalla soluzione del conflitto.

Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani, conferma la chiusura delle strutture della Ong svedese. Secondo lui, l’interruzione dei servizi sanitari sarebbe stata richiesta dagli stessi medici e pazienti curati nelle cliniche. Sonny Mansson, country director della Sca, lamenta invece che “la mossa dei ribelli è una ovvia violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale”.

Il direttore sottolinea che l’associazione “tratta allo stesso modo tutti coloro che hanno bisogno di cure mediche, a prescindere da chi essi siano”. Infine chiede “l’immediata riapertura di tutte le strutture sanitarie per la popolazione. Chiediamo con urgenza a tutte le parti coinvolte nel conflitto di astenersi dal compiere azioni che potrebbero mettere deliberatamente a rischio la vita delle persone”.

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