03/08/2005, 00.00
INDONESIA
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Aiuti post tsunami, FAO: al bando le barche da pesca difettose

Pescatori nel nord di Sumatra continuano a morire in mare perché usano barche costruite in fretta e senza competenze.

Banda Aceh (AsiaNews/Agenzie) – Hanno perso tutto nel disastro dello tsunami, ma i pescatori del nord di Sumatra continuano a morire ogni volta che si avventurano in mare. È quanto emerge dai racconti di coloro che sono impegnati negli aiuti umanitari. Secondo i responsabili locali della Fao, le nuove imbarcazioni da pesca, costruite coi fondi di importanti donatori – sono assemblate approssimativamente e affondano facilmente. In tutta la zona stanno arrivando abbondanti sovvenzioni e si stanno moltiplicando i cantieri per ricostruire i pescherecci. Mike Savins, della Fao, ha dichiarato: "Purtroppo queste imbarcazioni vengono costruite in fretta, senza trattare il legno con apposite sostanze impermeabilizzanti. Inoltre, sono assemblate da persone senza esperienza. Queste nuove barche sono un pericolo per la vita dei pescatori". La Fao vuole che vengano distrutte e che ne vengano ricostruite di nuove. "Il 60% delle nuove imbarcazioni ha dei problemi – ha continuato Savins – I 2/3 di queste, poi, riportano grossi difetti di fabbricazione".

Il mese scorso è affondata una barca, ispezionata due ore prima da Savins con i volontari di una ong. Si è scoperto in seguito che un'infiltrazione nello scafo si è trasformata in una falla. "I pescatori – ha aggiunto – che hanno perso tutto nello tsunami, sanno che le nuove barche possono essere difettose. Ma le utilizzano lo stesso perché devono sbarcare il lunario. Mentre prima uscivano in mare in gruppi di 3 o 4 imbarcazioni, adesso partono in gruppi di almeno 10 per fare fronte ad eventuali incidenti".

Secondo la Fao, più di 30 ong e molti governi stranieri finanziano progetti in questa zona, senza preoccuparsi di quale sia la situazione reale sul campo. La maggior parte dei costruttori di barche più esperti sono morti nella tragedia dello scorso dicembre e nella regione manca ora una manodopera qualificata. Nel distretto di Simpang Lima, nelle vicinanze di Banda Aceh, capoluogo della provincia, gli abitanti sono a metà di un progetto per costruire 150 nuove imbarcazioni su donazioni del governo sudafricano. Ma dei 50 lavoratori coinvolti, 30 non hanno precedente esperienza nella costruzione di navi. Un artigiano di 45 anni, che istruisce i più giovani, sostiene che il quantitativo di ordini spinge a lavorare in fretta, con effetti negativi sulla qualità. "Prima dello tsunami – ha rilevato – un falegname ci metteva 12 giorni per costruire una nave. Adesso, una squadra di 5 persone la deve completare in un giorno, per non restare indietro". Soffermandosi sul perché questi finanziamenti sono destinati alla costruzione di navi, si scopre come la questione non sia tanto legata all'esigenza degli abitanti del posto, quanto alla possibilità per governi e ong di giustificare queste donazioni presso i propri contribuenti e finanziatori, secondo quanto ha dichiarato un operatore umanitario: "Gli aiuti economici per il riso o per i vestiti hanno un impatto economico relativamente ridotto. Ma una barca a motore costa circa 2 mila dollari. Sia i donatori, sia i contribuenti che pagano le tasse sono particolarmente comprensivi nei confronti di governi e ong che distribuiscono questi grossi finanziamenti".

La Fao sta mettendo a punto misure per far sì che i costruttori di barche non risparmino sui materiali e sulla cura degli assemblaggi, per soddisfare la domanda. Ciò include la formazione degli artigiani e di appositi ispettori, oltre alla codificazione di uno standard qualitativo preciso.

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