03/05/2006, 00.00
INDIA
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Al via il secondo round di incontri tra premier indiano e separatisti del Kashmir

I colloqui seguono il massacro più grave degli ultimi anni nella regione. In corso massiccia caccia all'uomo per catturare i responsabili dei due attacchi del primo maggio: stamattina uccisi quattro ribelli.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Il primo ministro indiano Manmohan Singh incontrerà oggi i separatisti del Kashmir, due giorni dopo che sospetti militanti islamici hanno compiuto il massacro più grave degli ultimi 6 anni nella zona. Singh parteciperà ai secondi colloqui con la principale alleanza separatista del Kashmir, la All Parties Hurriyat Conference.

Intanto il governo indiano ha lanciato una massiccia operazione per catturare i terroristi che il primo maggio hanno massacrato 35 indù nella regione del Jammu e Kashmir, in maggioranza musulmana. Piuttosto che aumentare la presenza militare nell'area, New Delhi ha deciso di concentrarsi sulla neutralizzazione mirata delle squadre assassine. Stamattina in due distinte operazioni sono stati uccisi 4 ribelli. Il premier e il leader della Hurriyat, Mirwaiz Umar Farooq, hanno condannato i due attacchi di lunedì, entrambi non rivendicati. Le uccisioni nel distretto di Doda e in quello di Udhampur sono viste come un tentativo di sabotare proprio i colloqui di oggi.

Durante il primo round di incontri, a settembre scorso, Singh aveva promesso di diminuire la presenza militare indiana in Kashmir, se fossero cessate le violenze dei militanti. Egli si era anche detto disponibile a rivedere i casi dei detenuti nelle varie prigioni kashmire.

Farooq, dal canto suo, continua a ribadire che New Delhi deve adottare un nuovo approccio per risolvere l'annosa questione del Kashmir. "Il Pakistan – sottolinea il leader – è seriamente intenzionato a risolvere la disputa sul Kashmir e l'India deve mostrare la stessa disponibilità sulla questione". Secondo Farooq la proposta del presiedente pakistano Pervez Musharraf del ritiro delle truppe indiane da tre città chiave in Kashmir non deve essere scartata, perché importante per la costruzione di "fiducia reciproca".

Il Kashmir è rivendicato interamente da Pakistan e India, che al momento lo controllano a metà. Circa 44 mila persone sono morte nella regione da quando, nel 1989, ha preso avvio la rivolta islamica contro il governo indiano. Nel corso degli anni sono migliaia gli indù fuggiti dalle loro case. La gente si dichiara ormai avvezza alle violenze. "Abbiamo visto così tanto sangue che siamo diventati indifferenti – dice Thakur Dass, parente di un ferito negli attacchi del primo maggio - le uccisioni devono finire".

Governo e separatisti si incontreranno di nuovo il 25 maggio a Srinagar, in Kashmir. Ai colloqui sono contrari i separatisti militanti. La Hurriyat, sigla che racchiude dozzine di gruppi moderati, vuole che la popolazione del Kashmir possa dire la sua riguardo alle sorti della regione. Ad esempio attraverso un referendum sulla base di una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu.

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