18/06/2014, 00.00
VIETNAM - CINA - NAZIONI UNITE
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Alto diplomatico di Pechino in Vietnam per allentare le tensioni nel mar Cinese meridionale

Yang Jiechi è giunto in Vietnam per colloqui con alti ufficiali di Hanoi; egli incontrerà il premier e il segretario del Partito comunista vietnamita. È il contatto di più alto livello fra i due Paesi dal 2 maggio scorso. Pechino auspica “uno scambio di opinino franco e approfondito”. Ma non rinuncia ai progetti espansionistici sulle isole contese.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) - Un alto diplomatico cinese, Yang Jiechi, è giunto in Vietnam per colloqui con alti ufficiali di Hanoi, finalizzati ad allentare le tensioni territoriali nel mar Cinese meridionale. Egli dovrebbe incontrare il Primo Ministro del Vietnam Nguyen Tan Dung e il segretario generale del Partito comunista Nguyen Phu Trong. Il ministero cinese degli Esteri sottolinea che Pechino auspica di intavolare "uno scambio di opinioni franco e approfondito". Ad inasprire lo scontro fra Hanoi e Pechino, la decisione della Cina di piazzare il Primo maggio scorso una piattaforma per l'esplorazione petrolifera, la Haiyang Shiyou 981, al largo della costa orientale vietnamita. In risposta, nazionalisti di Hanoi hanno promosso proteste di piazza, attacchi mirati contro aziende straniere, roghi e assalti che hanno causato almeno due morti e oltre 140 feriti. Nei giorni successivi si sono inoltre verificati assalti da parte di navi da guerra cinesi, nei confronti di pescherecci vietnamiti. 

Le Hai Binh, portavoce del ministero vietnamita degli Esteri, conferma che la piattaforma petrolifera sarà uno dei temi al centro dei colloqui con il diplomatico Yang. La Cina auspica che la controparte vietnamita possa "concentrarsi sul quadro generale" della situazione. 

La visita ufficiale di Yang è il contatto diretto a più alto livello dal 2 maggio scorso: per la Cina il mega-impianto resterà nella sua attuale posizione sino al prossimo agosto, come previsto in origine. Entrambe le nazioni hanno sollevato il conflitto in seno alle Nazioni Unite, presentando dossier al segretario generale Onu Ban Ki-moon che legittimano le rispettive rivendicazioni. 

Secondo attivisti e nazionalisti vietnamiti, la Cina ha sfruttato l'instabilità e i conflitti in corso in Ucraina, Siria, Iran e Corea del Nord per iniziare il progetto - attraverso l'installazione della piattaforma petrolifera - di colonizzazione dei mari. Un progetto che si pone in aperto contrasto con la Dichiarazione di Condotta delle parti nei mari orientali (Doc) e la Convenzione Onu sui mari (Unclos). Di contro, Pechino accusa il Vietnam di "provocazioni" nel mar Cinese meridionale, denunciando oltre 1400 a navi e pescherecci da parte di imbarcazioni battenti bandiera vietnamita. E nel fine settimana la Cina intende costruire una suola sulle isole Paracel. 

Da tempo Vietnam e Filippine manifestano crescente preoccupazione per "l'imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale; il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende isole contese - e  la sovranità delle Spratly e delle isole Paracel - da Vietnam, Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia (quasi l'85% dei territori). A sostenere le rivendicazioni dei Paesi del Sud-est asiatico vi sono anche gli Stati Uniti, che a più riprese hanno giudicato "illegale" e "irrazionale" la cosiddetta "lingua di bue", usata da Pechino per marcare il territorio. L'egemonia riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino, in un'area dell'Asia-Pacifico di elevato interesse per il passaggio dei due terzi dei commerci marittimi mondiali.

 

 

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