21/12/2006, 00.00
IRAN
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Anche Kathami e Rafsanjani protestano per la mancanza di dati sul voto

di Dariush Mirzai
A sei giorni dalle elezioni, il ministro degli Interni non ha reso noti i risultati definitivi. Clamoroso documento di protesta firmato da 200 giornalisti.
Teheran (AsiaNews) - Anche se il presidente Ahmadinejad si è rifiutato di considerare le elezioni del 15 dicembre un test per il governo, non può non tenere conto dell’insuccesso avuto da persone e liste a lui riconducibili. Questo almeno a stare alla scarsità dei dati disponibili, in quanto a sei giorni dal voto, i risultati definitivi non sono ancora stati pubblicati, tanto da spingere anche esponenti politici di primo piano, come Rafsanjani, Kathami e Karroubi a rivolgersi al ministero dell’Interno. Il tutto mentre una clamorosa protesta di 200 giornalisti contro Ahmedinejad ed il ministro degli Interni per la gestione dell’informazione sulle elezioni, può dare sostegno ai riformisti.
La mancanza dei dati definitivi appare chiaramente legata a tre elementi: fino all’ultimo momento il controllo sui media è stato strettissimo; il voto e lo spoglio sono stati caotici; Ahmadinejad è stato battuto.
Ahmadinejad, che ha detto di non ritenere il voto un test, ha però dichiarato che, con il 62% di partecipazione, queste elezioni sono state una vittoria per il popolo, una “gloriosa epopea” ed anche un incoraggiamento per il governo. Il viceministro degli Interni, incaricato degli affari del Parlamento ha chiesto ieri ai riformisti a “non danneggiare l’epopea nazionale delle elezioni” e di “non inacidire il dolce sapore di queste grandi elezioni, brontolando su questioni minori ed immaginarie”.
In un sistema ideologico e culturale nel quale la menzogna non è solo tollerata, ma anche obbligata in alcuni casi di necessità, è sufficiente leggere la dichiarazione fatta oggi dalla Suprema Guida per trovare conferma dell’esistenza di problemi seri. “La nazione ha nuovamente mostrato il significato di una democrazia religiosa. Ringrazio l’Altissimo che ha concesso onore alla nazione iraniana in una ulteriore grande prova ed al Paese che è onorato di essere un alfiere dell’islam. La campagna psicologica dei nemici, che è stata pianificata da settimane con vari strumenti e metodi, non ha potuto fiaccare la volontà nazionale. Le modalità del voto della gente, che ha dimostrato il suo attaccamento ai fondamenti della Rivoluzione e la crescente partecipazione popolare, documentando la loro altamente motivata presenza sulla scena, invia un chiaro messaggio a tutti gli amici e i nemici della nazione”.
Così “Everything OK”, come gli iraniani dicono, sempre in inglese, specialmente quando c’è un problema! Di fatto, i vincitori delle elezioni (il conservatore Rafsanjani, come i riformisti Khatami e Karroubi) hanno espresso preoccupazione sul conteggio dei voti e, ieri pomeriggio, hanno incontrato alti responsabili. L’ex presidente Khatami si è visto con il ministro degli Interni e il presidente del Parlamento (che sono considerati i supervisori nelle elezioni dei consigli comunali). Parallelamente, il potente Rafsanjani, insieme con il leader riformista Karroubi (entrambi ex presidenti del Parlamento) hanno avuto un importante incontro con alti funzionari. Ancora, Mirdamadi, segretario generale del riformista “Fronte di partecipazione” ha scritto al ministro degli interni Pourmohammadi per chiedere trasparenza e immediata pubblicazione dei risultati dettagliati, di ogni urna e seggio di Teheran.
Osservatori in Iran ritengono che mai delle elezioni sono state così “controllate” e “caotiche” al tempo stesso. La mancanza di trasparenza spiega il caos e le voci durante e dopo il voto. Pi di 200 giornalisti hanno firmato una forte dichiarazione contro Ahmadinejad ed il ministro degli Interni: “il modo nel quale il nono governo tratta i giornalisti e le recenti restrizioni ad essi imposte dal ministro degli Interni, in particolare sull’informazione elettorale, hanno creato serie preoccupazioni all’interno del mondo dell’informazione. Questo tipo di azione crea un’immagine confusa a livello internazionale sulla libera circolazione dell’informazione in Iran ed indica la mancanza di una corretta visione del ruolo degli operatori dei media all’interno del governo in carica. I firmatari condannano queste azioni e mettono in guardia da qualsiasi aspettativa verso i giornalisti da parte del dipartimento delle pubbliche relazioni di Ahmadinejad. Chiediamo un cambiamento di comportamento e la creazione di un terreno per la libera circolazione dell’informazione e domandiamo le scuse dal nono governo”.
Questa libertà di linguaggio è sorprendente. Dopo queste elezioni, gli oppositori di Ahmadinejad possono usare di questo impulso. Comunque, presto, sarà la Guida a decidere se vuole recepire il messaggio dei votanti o se è soprattutto preoccupato dall’eccesso del potere di Rafsanjani. “Divide et impera”. Khamenei può dare un sostegno ad Ahmadinejad, anche se per il presidente populista, che vuole essere un “Robin Hood islamico”, il voto popolare non può essere ignorato.
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