27/11/2013, 00.00
BANGLADESH
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Ancora sangue in Bangladesh: 8 morti e 300 feriti negli scontri con la polizia

di Sumon Corraya
Le violenze sono degenerate durante l’hartal (sciopero) indetto dal partito nazionalista per fare pressioni sul primo ministro. Sostenitori del governo e dell’opposizione si sono affrontati a colpi di bombe artigianali e molotov. I trasporti sono paralizzati. Per disperdere i manifestanti, la polizia apre il fuoco.

Dhaka (AsiaNews) - Non accenna a fermarsi la violenza politica in Bangladesh: gli ultimi scontri tra polizia e sostenitori di governo e opposizione hanno già provocato otto morti e almeno 300 feriti. Come accade ormai da mesi, i disordini sono degenerati durante l'hartal (sciopero) di 48 ore lanciato ieri dal Bangladesh Nationalist Party (Bnp, partito nazionalista leader dell'opposizione), con il sostegno del Jamat-e-Islami (partito fondamentalista islamico). Obiettivo della protesta è ancora convincere il primo ministro Sheikh Hasina a formare un caretaker government in vista delle elezioni generali.

Le vittime sono per lo più sostenitori del Bnp e del Jamaat. Un morto appartiene al corpo delle Border Guard Bangladesh (Bgb), le guardie di frontiera. Almeno 50 macchine sono state bruciate, mentre alcuni manifestanti lanciavano bombe artigianali e molotov. Molti civili sono rimasti ustionati. Ieri, tre ore prima che iniziasse l'hartal, alcuni attivisti dell'opposizione hanno incendiato il Sirajganj Express alla stazione ferroviaria di Ishwardi. Altri hanno rimosso le traversine su una linea di Mymensingh, causando il deragliamento di un treno. Al momento, l'intero sistema di trasporti è bloccato.

Oltre ai sabotaggi, in varie zone del Paese vi sono stati veri e propri sconti tra i sostenitori dell'Awami League (governo) e del Bnp-Jamaat (opposizione). Per sedare le rivolte, la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti.

Altri manifestanti hanno dato fuoco ai propri documenti d'identità e ad alcune suppellettili dell'ufficio della Commissione elettorale di Bogra. Intanto, oggi sei importanti membri della società civile hanno incontrato il presidente del Bangladesh, Abdul Hamid. A lui hanno espresso le loro preoccupazioni per le continue violenze, chiedendogli di assumere un ruolo informale per risolvere la situazione.

Nell'attesa che si concluda questo ennesimo hartal, le "vere" vittime della situazione sono i comuni cittadini: nessuno può uscire per andare in ufficio; ogni attività minima è ferma; i prezzi dei beni di base aumentano in modo esponenziale. 

 

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