05/08/2008, 00.00
LIBANO
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Approvato a Beirut un programma di governo che evita le questioni “sensibili”

Voto all’unanimità nella tarda serata di ieri. Venerdì comincia l’esame parlamentare e lunedì dovrebbe esserci il voto di fiducia. L’opposizione non ha accettato alcuna formula che affidasse allo Stato il primato in materia di sovranità e difesa.
Beirut (AsiaNews) – E’ stata apporvata all’unanimità, ma senza risolvere le questioni controverse, la “dichiarazione ministeriale”, ossia il programma del governo di unità nazionale. L’esame del testo preparato dalla apposita commissione è proseguito fino alla tarda serata di ieri ed ha visto la conferma di alcune delle riserve che erano state espresse da alcui dei ministri, che però, per salvare l’uanimità, non sono state riportate nel testo del documento. “I ministri hanno deciso di presentarsi uniti” al Parlamento, ha spiegato il responsabile dell’informazione, Tarek Mitri.
 
Terminata dopo le 22.30, la riunione dei ministri è stata definita “calma” ed ha visto l’azione mediatrice del presidente della Repubblica, Michel Suleiman. Il testo viene distribuito oggi ai 127 deputati del Parlamento libanese. Essi saranno convocati con ogni probailità venerdì per cominciare l’esame della dichiarazione. Il voto di fiducia per il nuovo governo di Fouad Siniora dovrebbe esserci lunedì prossimo.
 
Comincerà così ufficialmente la vita di un governo che fin dalle premesse si presenta difficile, come mostrano le riserve avanzate ieri sera. La più complessa riguarda il ruolo dela “resistenza”, cioè Hezbollah, ed il suo rapporto con l’esercito nazionale e lo stesso Stato libanese. L’opposizione filosiriana, riunita nel cartello dell’“8 marzo”, ha infatti continuato a respingere i tentativi della maggioranza del “14 marzo” di introdurre una qualche formula che affidasse allo Stato l’esclusività o almeno la supremazia nel diritto alla difesa del Paese. D’altro canto, la dimostrazione di forza data da Hez bollah con l’occupazione di Beirut ovest ed il blocco dell’intera capitale non lascia grandi spazi in materia.
 
Ugualmente non evidenziati gli altri punti controversi: si va dalla decisione di chiedere alla Siria la sorte toccata ai prigionieri libanesi detenuti a Damasc, a quella di permettere il rientro di quanti nel 2000 si sono rifugiati in Israele, ma esaminandone i comportamenti, alla questione della “stabilizzazione” in Libano dei profughi palestinesi. (PD)
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