16/03/2007, 00.00
CINA
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Attivista anti-aids: agli arresti in Cina, acclamata negli Usa

Gao Yaojie ha denunciato in Cina lo scandalo del sangue infetto che ha contagiato decine di migliaia di persone. Da anni combatte la malattia e dice: la Cina deve fare di più. Posta agli arresti in casa per impedirle di andare negli Usa a ricevere un premio, è liberata per le proteste internazionali.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Gao Yaojie, ottantenne paladina della lotta contro l’Aids in Cina, perseguitata nel suo Paese, dagli Stati Uniti, dove ha potuto recarsi per ricevere un premio, ha ribadito le critiche alla politica di Pechino nella lotta contro l'Aids. “Mi vergogno – ha detto durante una conferenza stampa all’università di Georgetown a Washington - per non essere stata capace di fermare la diffusione dell’Aids. Ho fallito, e anche noi come Nazione abbiamo fallito. Vorrei fare di più. La nostra Nazione deve fare di più”.

Gao è in America per ricevere un premio internazionale per i Diritti Umani dalla ong di donne Vital Voices, quale riconoscimento per la sua lotta contro l’Aids in Cina. Per impedirle di andare a ricevere il premio, le autorità dell’Henan l’avevano messa agli arresti domiciliari. Solo una protesta internazionale ha permesso a “Nonna Coraggio” (come è chiamata) di poter partire, dopo il personale intervento del presidente Hu Jintao. Alla consegna del premio, l’altro ieri sera, l’auditorio l’ha ricevuta con un’ovazione. Al termine, molti le hanno chiesto l’autografo. Nel corso del suo viaggio, ha incontrato a Washington numerose personalità e la candidata alla presidenza Hillary Rodham Clinton. 

Quando era ginecologa, Gao ha denunciato che nell’Henan il contagio si è diffuso a causa della vendita di sangue infetto, prelevato da poveri contadini negli anni ’90. Ha adottato centinaia di orfani i cui genitori sono morti per la malattia. Questa attività ha causato a lei e alla famiglia costanti vessazioni da parte delle autorità dell’Henan, per nulla felici che fosse rivelata la responsabilità della struttura sanitaria pubblica nel contagio e nella morte di decine di migliaia di persone.

Gao definisce i funzionari locali come corrotti e attenti solo a far denaro. Dice che nelle zone rurali continua la vendita di sangue infetto, che si diffonde in tutto il Paese, specie nelle province di Guizhou e Guangdong. “Molti dei centri per la vendita del sangue – racconta – operano durante la notte”. Spiega che in Cina i malati di Aids sono tuttora discriminati.

La donna progetta di pubblicare due libri, sulla sua battaglia contro l’Aids e sulle vite di alcuni malati. Ma spiega che hanno sparato all’editore che aveva accettato il progetto.

Sua sorella Gao Mingfeng, che vive a Chicago, è preoccupata per l’attenzione suscitata. “Non sappiamo – si lascia sfuggire – se tutta questa celebrità possa compromettere la sua sicurezza, quando sarà tornata in Cina”.

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