06/04/2006, 00.00
India
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Attivista cattolico: "E' ormai operativo in tutta l'India un piano anti-cristiano"

Dopo il suo viaggio nel Rajasthan, a pochi giorni dall'approvazione della Legge anti-conversione, John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union, scrive al primo ministro Singh: "Non sono più attacchi sporadici. Qui è in atto un piano per eliminare le minoranze dal Paese".

New Delhi (AsiaNews) – I nazionalisti indù "non limitano più la loro opera anti-cristiana ad attacchi sporadici", ma hanno preparato "un piano ben congegnato di terrore ed intimidazione contro le minoranze" che in questi giorni "si sta attuando in tutto il Paese". E' questo il senso della lettera aperta scritta da John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union, a Manmohan Singh, il primo ministro indiano.

"I vertici politici ed amministrativi di molti Stati – scrive l'attivista – ed il loro sistema giuridico pieno di pregiudizi sono causa di paura ed insicurezza per le minoranze religiose ed etniche, che sono costrette a vivere in condizioni terribili". "Signor primo ministro – aggiunge - lei è di sicuro al corrente della politica a senso unico che ha preso piede nel Rajasthan e che mira solo ad aumentare la tensione etnico-religiosa nella zona: il caso della missione Emmanuel oltre all'introduzione della Legge anti-conversione lo dimostrano e non hanno bisogno di altri commenti. Altri due episodi, però, hanno procurato grave preoccupazione in tutti noi".

"Il primo – spiega - è stata l'aperta manifestazione di violenza degli attivisti del Rashtriya Swayamsevak Sangh [Rss, formazione paramilitare di nazionalisti indù ndr] che hanno marciato armi in mano a Jhansi, nell'Uttar Pradesh, in occasione delle elezioni statali. Questo rappresenta una grave violazione al Decreto sulle armi in vigore nell'Unione, ma nessuno ha fatto nulla per fermarli. L'Uttar Pradesh non è neanche governato dal Bharatiya Janata Party – Bjp, il più grande partito politico indiano, di cui l'Rss è il braccio armato ndr - e può immaginare da solo cosa sarebbero in grado di fare con un eventuale patrocinio politico".

"Il secondo caso – racconta - è più grave e violento, anche se in maniera diversa: la confisca da parte del governo del Gujarat del lebbrosario di Ahmadabad e l'allontanamento delle sei suore cattoliche che lo mandavano avanti. Le religiose sono state persino cacciate dal Convento Ave Maria, l'istituto che è stata la loro casa per 60 anni".

La storia delle suore inizia infatti nel 1949, subito dopo l'Indipendenza, quando il governo dell'allora Bombay invita il padre gesuita Villalonga a fermare la minaccia della lebbra nella città di Ahmadabad. Con l'aiuto delle suore francescane di Kumbakonam, guidate da suor Naemi, il sacerdote si lancia nell'impresa.

Il governo ed il vescovo firmano un permesso sanitario – rinnovabile ogni cinque anni - che dà alla struttura la dignità di "lebbrosario governativo". Le suore iniziano il loro lavoro che, dopo 60 anni, è leggendario nella zona ed il permesso viene rinnovato sempre, senza problemi. "Fino allo scorso mese – riprende Dayal – perché, se anche le suore non avevano alcun sospetto quando la Commissione salute ha chiesto di rivedere il permesso, capiscono la situazione quando arriva una lettera del governo che chiede ad una dottoressa laica del lebbrosario di prendere in gestione la struttura. Nello stesso tempo, alle suore vengono dati due giorni per liberare il convento".

"La Commissione sanitaria – continua - non concede loro il rinnovo del permesso e spiega che non può fare nulla per il caso, perché gli ordini sono stati dati dall'alto. Le vittime di tutto questo non sono le suore, ma i lebbrosi. E' evidente che l'unico motivo per cui le religiose sono state trattate in questo modo è la loro religione, perchè il governo non può ritenere un lebbrosario un luogo adatto all'evangelizzazione".

"Questi, signor primo ministro – conclude - non sono segnali di una insofferenza religiosa e non fuochi fatui. Questa è una campagna basata sul terrore contro la nostra comunità, anche se gli avvenimenti sono divisi fra di loro da tempo e spazio. Chiedo a lei l'invio di un segnale forte che possa fermare i colpevoli e rassicurare le vittime".

 

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