17/09/2025, 11.33
INDONESIA
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Bali, dopo le alluvioni stop ai terreni agricoli trasformati in resort

Il governatore dell'isola Wayan Koster ha annunciato una moratoria sui permessi di conversione di porzioni di territorio in strutture turistiche e commerciali. Ogni anno l’isola perde circa 1.000 ettari di risaie e aree verdi, con danni che si estendono anche ai sistemi idrici tradizionali. Secondo il ministero dell’Ambiente, solo il 3% del bacino del fiume Ayung è ancora coperto da foreste, ben lontano dallo standard minimo del 30%. 

Denpasar (AsiaNews) - A pochi giorni dalle devastanti alluvioni che hanno colpito l’isola indonesiana di Bali, causando finora 18 morti e decine di dispersi, i leader locali hanno annunciato nuove misure legislative per frenare la conversione dei terreni agricoli e delle aree naturali in proprietà commerciali e residenziali. L’isola, che, secondo fonti locali, negli ultimi anni ha perso in media 1.000 ettari di terreni agricoli all’anno per la costruzione di ville, hotel e resort, resta in stato di emergenza mentre continuano i soccorsi alla popolazione.

“A partire da quest’anno non ci sarà un’ulteriore conversione di terreni produttivi a fini commerciali, come hotel, ristoranti e simili”, ha dichiarato il governatore Koster durante una riunione di coordinamento sulla gestione delle alluvioni a Bali tenutasi il 14 settembre. Durante l’incontro il ministro dell’Ambiente e delle Foreste, Hanif Faisol Nurofiq, ha ricordato che i danni al bacino idrografico del fiume Ayung a Bali sono già molto gravi, sottolineando che su un’area totale di 49.500 ettari, solo circa 1.500 ettari, ovvero il 3%, restano coperti da foresta. Eppure, per rispettare gli standard ambientali, almeno il 30% dell’area del bacino dovrebbe essere forestata, ha spiegato Hanif.

Il governatore Koster ha poi assicurato che le attività turistiche a Bali restano sicure nonostante le recenti alluvioni. Il numero medio di turisti stranieri che arrivano a Bali è ancora intorno ai 21-22mila al giorno.

È proprio il turismo ad aver avuto il maggior impatto sul consumo di suolo e la riduzione degli spazi verdi, mettendo a rischio anche il sistema chiamato “subak”, che rientra nei patrimoni culturali tutelati dall’Unesco. Si tratta di un metodo di gestione dell’irrigazione che da secoli regola la vita sociale, religiosa ed economica dell’isola, capace di armonizzare l’uso delle risorse idriche tra stagione secca e piogge monsoniche, prevenendo inondazioni e siccità.

Diversi esperti hanno segnalato anche la strada a pedaggio Gilimanuk-Mengwi come megaprogetto che ha ulteriormente peggiorato la situazione, minacciando 480,54 ettari di risaie e 98 punti dedicati al subak.

Inoltre, come ha fatto notare l’esperto di pianificazione territoriale I Nyoman Gede Maha Putra la questione non riguarda solo la conversione del suolo, ma anche il tipo di infrastrutture che vengono costruite: “Quando il governo dice che la conversione dei terreni non è la causa, non è del tutto sbagliato. Ma non è nemmeno del tutto corretto. La conversione dei suoli è uno dei fattori che contribuiscono alle inondazioni”. Le aree verdi, infatti, e in particolare le risaie e le foreste, agiscono come spugne naturali, assorbendo l'acqua piovana, e in questo modo riducono il deflusso nei fiumi e ne prevengono le esondazioni.

“Dopo aver gestito le alluvioni, ci incontreremo di nuovo per garantire che non vengano più concessi permessi per hotel, ristoranti o altre strutture su terreni agricoli produttivi, soprattutto risaie”, ha ribadito il governatore dell’isola. Queste nuove regole si inseriscono in linea di continuità con un’altra moratoria, proposta a ottobre 2024 che prevedeva il divieto di costruire per due anni strutture turistiche e commerciali nelle aree di Badung, Tabanan (che hanno perso il 6% di superfici risicole) Denpasar e Gianyar.

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