15/06/2007, 00.00
CINA
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Bambini schiavi nelle fabbriche di mattoni dello Shanxi e dell'Henan

Minori rapiti, operai segregati in fabbrica, sottonutriti, percossi a morte e seppelliti ancora vivi. Ora la polizia ne sta liberando centinaia. Ma operai e parenti denunciano connivenze tra polizia, autorità e proprietari. Le Olimpiadi e un Paese dove sono scarsi i controlli sul lavoro minorile e sui diritti degli operai.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Peggio di schiavi. Costretti a ustionarsi per maneggiare mattoni ancora bollenti, battuti a sangue se lavoravano poco, seppelliti ancora vivi per far sparire i corpi. Dopo anni di denunce dei parenti, ora oltre 35mila poliziotti controllano 7.500 fabbriche di mattoni dell’Henan. In 4 giorni la polizia ha liberato almeno 219 “schiavi” nell’Henan, tra cui 29 bambini, e arrestato 120 tra proprietari e “guardie”. Solo nella zona di Xinxiang, a nord di Zhengzhou, ha liberato 23 persone (16 sono bambini) in 20 fabbriche.

Raccontano tutti la stessa storia: adescati con la promessa di  un buon lavoro, al loro arrivo in fabbrica sono stati pestati e privati del cibo. Poi hanno dovuto lavorare 14-16 ore ogni giorno senza paga. Qualcuno racconta che le guardie, dopo avere massacrato un “operaio”, lo hanno seppellito ancora vivo per far sparire il corpo.

Una settimana fa in una fabbrica di mattoni di Caosheng (Shanxi) sono state liberate altre 31 persone e arrestati 5 “sospetti”. Wang Bingbing, il proprietario, è figlio del segretario del Partito comunista del villaggio e la sua fabbrica sorge davanti alla casa del padre. Ha costretto gli operai a lavorare 15-16 ore ogni giorno senza paga, con 15 minuti per consumare un pasto frugale, dormendo in stanze buie senza letto, né riscaldamento per l’invero gelido.

I media dicono che almeno 1.000 minori, dagli 8 anni in su, sono “scomparsi” nell’Henan e si pensa siano schiavi in fabbriche dello Shanxi o dello stesso Henan.

Ma il vero dramma è che il problema era noto da tempo. Dai racconti dei malcapitati emerge che questa situazione non era davvero segreta, che molti compratori di mattoni li hanno visti. Alcuni raccontano che sono riusciti a fuggire e sono andati alla polizia: li ha messi sul treno per casa e non risulta che abbia fatto nulla. In una lettera aperta pubblicata sul Tyania Club, uno dei maggiori forum online cinesi, 400 padri dell’Henan raccontano che i loro figli sono stati rapiti, che li hanno cercati nella fabbriche sui monti dello Shanxi, che ne hanno trovati e liberati circa 40, che la polizia non li ha aiutati e, anzi, li ha minacciati. Yang Aizhi da mesi cerca il figlio scomparso di 16 anni e ha visitato oltre 100 fabbriche nello Shanxi scoprendo “molti bambini costretti a fare un duro lavoro”: all’inizio di maggio Yang e altri genitori lo hanno raccontato su una tv di Zhengzhou.

Ora Qin Yuhai, vicegovernatore e capo della polizia dell’Henan, dice che “dobbiamo fare tutto il possibile per combattere il traffico di esseri umani e liberare chi è prigioniero”. Le massime cariche del Paese, tra cui il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao, manifestano “orrore” e ordinano immediate e approfondite indagini.

Ma in Cina il problema del lavoro minorile è diffuso e non ha ancora ratificato la Convenzione per l’abolizione del lavoro forzato. I migranti non hanno diritto di residenza dove lavorano e non si registrano, con una situazione di diffusa illegalità in cui è più facile far sparire persone. Dopo che il cartello sindacale FairPlay ha denunciato l’uso di lavoro minorile per realizzare oggetti con il marchio olimpico, le prime indagini a Dongguan hanno confermato che la ditta Lekit Stationery ha impiegato 8 scolari con meno di 16 anni (due della scuola elementare). Li ha fatti lavorare 12 ore al giorno per 32 yuan (circa 3,2 euro). Ora la ditta si difende che non li ha impiegati per i souvenir olimpici.

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