28/04/2023, 10.13
THAILANDIA
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Bangkok: morto rifugiato uiguro recluso in un centro da nove anni

di Steve Suwannarat

Mettohti Matturson, 40 anni, è deceduto a causa della cattive condizioni di una detenzione. Era arrivato in Thailandia nel 2014 e arrestato insieme ad altri 450 fuggiaschi dallo Xinjiang. Cinque i casi analoghi dal 2018. Il direttore esecutivo del Congresso mondiale degli uiguri: "Quante altre morti ci saranno prima che le autorità thailandesi agiscano con umanità?".

Bangkok (AsiaNews) – Tra i profughi uiguri sfuggiti alla persecuzione cinese nella provincia autonoma dello Xinjiang e detenuti in Thailandia si è registrata la seconda morte in carcere in due mesi: Mettohti Matturson, 40 anni, è deceduto una settimana fa per una sospetta patologia al fegato e a causa della cattive condizioni in detenzione dopo che da nove anni era rinchiuso nel centro di custodia dell’Immigrazione di Suan Phlu, nella capitale Bangkok. Sono così cinque i decessi registrati nel centro dal 2018 e questo nonostante le richieste giunta da più parti alle autorità thailandesi affinché ne migliorino le condizioni di vita e la sicurezza e soprattutto garantiscano maggiori possibilità di assistenza medica ai detenuti.

Fonti del Congresso mondiale degli uiguri (storica organizzazione della diaspora di questa popolazione turcica e musulmana) e del Progetto per i diritti umani degli uiguri (un gruppo impegnato a tutelarne identità e diritti), hanno segnalato che recentemente le condizioni di Mettohti Matturson erano peggiorate, con forti dolori addominali e vomito. Aveva sviluppato anche una grave itterizia. Inutile il trasporto in ospedale, dove è morto.

La sua è stata una vicenda purtroppo non isolata. Mettohti era stato messo sotto custodia dopo il suo ingresso in Thailandia il 13 marzo 2014. Una sorte toccata lo stesso anno a 450 persone della stessa etnia, comprese donne e bambini, in fuga dalla Cina. A luglio 2015, in 170 erano stati imbarcati su un volo per la Turchia, che li aveva accolti per vicinanza di fede, lingua e cultura, mentre altri 109 erano stati deportati verso la Cina nonostante le pressioni di molte organizzazioni e diplomazie sulle autorità di Bangkok perché facessero marcia indietro.

Il governo oggi in carica, erede del golpe militare del maggio 2014, ha favorito più stretti rapporti con Pechino, sia per incentivare accordi commerciali e militari e investimenti nelle infrastrutture, sia per avere una sponda internazionale meno critica nei propri confronti sul piano dei diritti umani e delle regole democratiche. Gli uiguri, come altri gruppi di profughi, sono vittime di queste opportunità politiche e strategiche.

“Quante altre morti ci saranno prima che le autorità thailandesi agiscano con umanità e rilascino queste persone innocenti che stanno solo cercando un approdo sicuro?”, ha chiesto alla notizia della morte di Mettohti il direttore esecutivo del Congresso mondiale degli uiguri, Omer Kanat. “Gli uiguri sparsi per il mondo sono angosciati al pensiero che questi rifugiati si trovino da nove anni in una condizione miserevole senza che il mondo abbia alzato un dito per salvarli”.

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